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Arrestata direttrice del carcere minorile di Milano, collaborava con coop. catanzarese

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Arrestata direttrice del carcere minorile di Milano, collaborava con coop. catanzarese

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Il penitenziario per minori di Caltanissetta trasformato in un business per parenti, amici ed ‘amici di amici’. 

 

CALTANISSETTA – Alfonsa Micciché affidava solo alle associazioni a lei gradite i progetti per il recupero e il reinserimento dei detenuti del minorile. In cambio otteneva incarichi e lavori per i parenti. Un altro caso di intrecci tra interessi privati a discapito del pubblico in Sicilia dopo lo scandalo del centro di accoglienza di Mineo in cui attorno al giudice Silvana Saguto si concentrò una potente macchina di raccomandazioni tra cui la più autorevole fu proprio per l’aspirante commissario del Cara Carmelo Provenzano. Un altro sistema di commistione di funzioni pubbliche e interessi personali. Così lo descrivono i carabinieri che hanno arrestato l’ex direttrice dell’istituto penitenziario minorile di Caltanissetta, Alfonsa Micciché, ora alla guida del carcere minorile Beccaria di Milano.

 

La sessantunenne è accusata di corruzione e concussione, mentre per la figlia Federica Fiorenza e il genero Emiliano Maria Longo il gip ha già richiesto l’arresto così come è stato fatto per i due rappresentanti della onlus “Araba Fenice”, organizzazione di volontariato di Catanzaro: Giuseppe Focaccio, che ne è il presidente, e Gaetana Rosaria Migali, dipendente. Tutti tradotti agli arresti domiciliari. Il meccanismo di scambio di favori è stato ricostruito attraverso un’indagine che da un anno è alimentata da diverse intercettazioni. L’inchiesta ha portato alla luce un cumulo di interessi a cui sarebbe “asservita la funzione pubblica di rieducazione dei giovani ristretti negli istituti”. I ragazzi del minorile erano solo un tramite per trafugare denaro dalle casse pubbliche.  Gli investigatori lo definiscono un “illecito accordo” che cominciava con la presentazione dei progetti per lo svolgimento di attività culturali, ma anche per corsi di pizzaiolo o di allevatore di cavalli.

 

L’importo chiesto per ogni iniziativa non superava di solito i 40mila euro, il tetto oltre il quale sarebbe stata necessaria una gara di appalto. In questo modo Alfonsa Micciché poteva scegliere a sua discrezione le associazioni e gli enti onlus che ricambiavano puntualmente il favore ricorrendo all’assunzione o alla collaborazione di parenti dell’ex direttrice, anche quando fossero privi dei titoli, delle competenze e dell’esperienza necessari. I casi presi in considerazione risalgono a un periodo compreso tra il 2013 e il 2015 quando Alfonsa Micciché era alla guida dell’istituto penitenziario minorile di Caltanissetta. Oltre ai cinque arrestati, il gip del tribunale di Caltanissetta ha inviato tre avvisi di garanzia per soggetti coinvolti in singoli episodi e ha ordinato la perquisizione di tre associazioni: il centro studi sociali e culturali “Essere liberi”, la cooperativa “Iopervoiperio” onlus e il centro servizi formativi Enaip. Si cerca di verificare se, e in che modo, facciano parte del “sistema” creato da Alfonsa Micciché.

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