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Omicidio Pioli: due ergastoli per il ‘delitto d’onore’ dell’elettrauto
 
																								
												
												
											A dettare la sua condanna a morte fu una relazione con una donna sposata.
 
REGGIO CALABRIA – La seconda sezione della Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria ha confermato gli ergastoli per Antonio Napoli e Francesco Napoli, diminuendo la pena di Domenico Napoli, per l’omicidio di Fabrizio Pioli. Per i primi due (padre e nipote) è stata chiesta la condanna all’ergastolo pena invocata anche per il terzo. Domenico Napoli (figlio di Antonio) in primo grado era stato condannato a 18 anni di reclusione dalla Corte d’Assise di Palmi. Per lui il secondo grado si chiude con una condanna a 13 anni e 4 mesi di reclusione. Confermata l’assoluzione per Rosina Napoli moglie di Antonio. Il processo scaturisce dall’omicidio di Fabrizio Pioli, avvenuto nel 2012.
 
Il giovane elettrauto “punito” per una relazione con la figlia di Antonio Napoli, Simona, sposata e madre di un bambino. Era stata la giovane donna a dare l’allarme per la scomparsa del giovane gioiese, che quel giorno 23 febbraio 2012 era andato a trovarla a Melicucco, in provincia di Reggio Calabria. L’auto della vittima venne ritrovata carbonizzata, il suo cadavere fu individuato solo un anno dopo. Il corpo del trentottenne fu ritrovato in una fossa scavato in un’area rurale tra Rosarno e Melicucco luogo indicato agli inquirenti dal padre dell’amante. 
In una lettera inviata alla redazione di Quarto Grado due mesi dopo la scomparsa di Fabrizio la donna scrisse: “Sono nauseata e disgustata di sentire e leggere solo falsità sulla mia persona. Mi sono sposata e ho fatto un figlio con amore – scrive Simona Napoli – amavo e rispettavo mio marito. Le cose però con lui non andavano bene da un anno e sono andate nel verso sbagliato anche per colpa di mio padre. Io ero molto confusa ma quando si è innamorati non si ragiona con il cervello ma con il cuore. Volevo bene a Fabrizio e non meritava tutto questo. Il mio gesto ne è la prova: la rinuncia che ho fatto è stata per salvare lui, non me. Confido nella Magistratura e prima o poi verrà fatta giustizia per Fabrizio, che è l’unica cosa che voglio. Io sono morta il 23 di febbraio, sono una morta che cammina perchè‚ prima o poi il coraggio in Calabria si paga con il sangue”.
 
                         
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
		
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