Agguati nella sibaritide, boss organizzò evasione per uccidere Pantaleone Mancuso

L’uomo era stato condannato all’ergastolo per gli omicidi di Nicola Abbruzzese e Antonio Bevilacqua. 

VIBO VALENTIA – Uno scambio di favori tra la ‘ndrina del vibonese e il potente clan del cosentino portò Emanuele a sparare con una lupara contro Abbruzzese e Bevilacqua. Condannato all’ergastolo sarebbe dovuto evadere dal carcere con un assalto armato al furgone blindato che lo trasportava in Tribunale a Vibo Valentia oppure durante gli spostamenti da un istituto di pena ad un altro. Protagonista del piano di evasione (saltato solo per l’arresto di alcuni componenti del clan dei Piscopisani), con un commando armato pronto ad entrare in azione contro la polizia penitenziaria, il boss delle Preserre vibonesi, Bruno Emanuele, a capo dell’omonimo clan e condannato all’ergastolo per i due omicidi consumati nel cosentino su mandato del clan Forastefano di Cassano e poi condannato a 22 anni per associazione mafiosa dal Tribunale di Vibo nel processo nato dall’operazione “Luce nei boschi” nonchè per gli omicidi dei fratelli Giuseppe e Vincenzo Loielo. A svelare ieri mattina presso il Tribunale di Vibo Valentia l’inedito piano criminale con la fuga del boss è stato il nuovo pentito Raffaele Moscato, killer del clan dei Piscopisani che dal marzo scorso collabora con la Dda di Catanzaro. Secondo il pentito, a progettare l’evasione del boss Bruno Emanuele, oltre ai clan delle Preserre vibonesi ci sarebbe stato il clan dei Piscopisani, alleato in unico cartello criminale con i clan vibonesi dei: Tripodi di Porto Salvo, Bonavota di Sant’Onofrio e Razionale di San Gregorio. Tali clan si sarebbero tutti alleati contro il boss di Limbadi, Pantaleone Mancuso, detto “Scarpuni”, che Bruno Emanuele una volta evaso avrebbe dovuto uccidere.

In foto Bruno Emanuele