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Violenza sessuale su una minorenne: c’è un indagato
COSENZA – La paura resta impressa nella mente. Come un tatuaggio. Stephanie, una 17enne francese, scampata ad una violenta
aggressione per uno stupro di gruppo, ha perso, dall’aprile del 2012, l’esuberanza dei suoi anni. Da quella terribile notte, la ragazzina, capelli biondi, occhi verdi, erre moscia e nasino all’insù, non riesce più a dormire. Quelle scene di violenza e di paura, le tengono compagnia h 24 e a nulla servono e sono serviti i calmanti, le consultazioni con lo psichiatra e la protezione della famiglia. Forse da oggi sarà un pò più tranquilla per via di uno di quei quattro ragazzi che quella notte dell’aprile del 2012 l’hanno terrorizzata, finito nel registro degli indagati con l’accusa di violenza di gruppo. Si tratta di F. T., 23enne di Marano Marchesato,rintracciato dai carabinieri della Compagnia di Cosenza, diretti dal capitano Pierluigi Satriano, per via di quel tatuaggio sul collo. Fu la stessa francesina nell’immediato racconto di quell’incubo ad indicare ai carabinieri che uno di quei mostri aveva un tatuaggio sul collo, precisamente un anfibio. Il sostituto procuratore della Repubblica, Antonio Bruno Tridico, per il ragazzo aveva avanzato al gip la richiesta di arresto, ricevendo, però, parere negativo. Per il 23enne, insomma, solo una denuncia a piede libero per sequestro di persona e violenza sessuale di gruppo. L’incubo per Stephanie, inizia, come detto, nella tarda serata di un sabato d’aprile del 2012. La minorenne è in compagnia di un amico. I due fanno shopping, consumano un aperitivo e poi decidono di dividersi per i loro rispettivi impegni serali. La 17enne con altre amiche va in un locale di Rende. La calca è tanta, la musica è alta, si beve qualche drink e si balla in pista. Stephanie viene “agganciata” dai quattro che le propongono un pit stop al bar per consumare qualcosa. La ragazzina beve. I quattro hanno già in mente il loro piano e per preparare “la festa” invitano la ragazza a seguirli fuori. Una volta all’esterno del locale, i quattro portano la ragazza a farsi un giretto in auto. Saliti in macchina, alla ragazza viene fatto fumare qualcosa. Lei parlerà di “quella roba” che l’ha stordita. La ragazza è stordita ma al tempo stesso, per effetto dell’alcol e del fumo, è su di giri. In uno dei tanti passaggi di quel drammatico racconto-denuncia ai carabinieri, Stephanie, aggrappandosi a tutte le sue forze e, descrive ai militari dell’Arma le fasi salienti di quei momenti. La descrizione, tra singhiozzi e lacrime, è minuziosa. Il racconto dice che i ragazzi approfittano di quel suo momento di confusione mentale e l’invitano a salire all’ultimo piano di un palazzo con vista preferenziale su piazza Bilotti. Una volta in casa, la porta d’ingresso viene chiusa con le chiavi a doppia mandata. I quattro cominciano a toccare la ragazza, palpandola sul corpo. Poi a turno iniziano a “saltarle” addosso come degli animali. Lei riesce a respingere i loro attacchi. Anzi, tenta anche la fuga, ma arrivata alla porta non riesce ad uscire, la porta è sbarrata a chiave. I quattro ritentano l’assalto, ma anche questa volta la ragazza reagisce. I 20enni, posseduti da uno stato di eccitazione, alcool e droga passano alle maniere forti. Spintonano e picchiano la ragazza, l’afferrano per un braccio e la caricano in auto, partendo sgommando. Arrivano all’Autostazione e gettano la ragazza fuori dal’auto. Stephanie è seminuda. Una pattuglia dei carabinieri, impegnata in un giro di perlustrazione sul territorio, intorno alle 5 del mattino, la trova. E’ rannicchiata per terra, ha il viso segnato dal trucco colato e dalle lacrime, ha la paura dipinta sul volto e gli occhi umidi di terrore. Viene accompagnata in ospedale per le visite del caso. Le ecchimosi, i segni di violenza, lo stato di agitazione e l’alterazione dei suoi riflessi confermano le sue accuse. Dopo essere stata sedata, viene ascoltata dai carabinieri, ai quali racconta tutto. Racconta soprattutto di quell’anfibia tatuato sul collo. E’ un indizio utile. F. T. viene indagato. I suoi tre complici hanno le ore contate.
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