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Quattro imbecilli indicano il diverso: diverso da chi?
COSENZA – Quando la diversità è una questione d’ignoranza. Questa è una storia che ho vissuto personalmente e voglio raccontare.
Oggi ero nella sala d’aspetto di un centro medico, il segnalatore numerico lampeggiava il numero 27, io stringevo in mano il 41. Ma i numeri o i furbetti della fila non c’entrano nulla con questa storia. La sala d’attesa era piena, come purtroppo siamo abituati a vedere spesso in queste strutture, la mia attenzione si focalizza su quattro persone in piedi che, poggiate ad una colonna, facevano dei gesti, indicando con il dito un posto in fondo alla sala. Sarà stato per deformazione professionale, (noi cronisti in ogni situazione, anche apparentemente banale, individuamo una notizia, ndr) fatto sta che mi sono messo ad osservare il gruppeto, composto ragazzi, all’incirca 18enni, “addobbati” come alberi di Natale con simboli e vessilli molto in voga tra i “fans” di sinistra. Ed è proprio per questo che, il mio senso di rabbia s’è impennato a dismisura, costringendomi, grazie alla ragione a farlo “chiudere” per eccesso di rialzo, quasi come se fosse un titolo bancario. I ragazzi continuano a indicare quel posto in fondo alla sala e a ridere. Insomma con le loro dita, indicavano un ragazzo di colore, seduto tranquillamente nella sala, con in mano il numerino di prenotazione e la ricetta. E’ qualche numero prima di me. In quel momento penso che quei ragazzi sono “addobbati” ad albero di Natale, più per una questione di moda, che non per ideale. Se così fosse, significa che hanno sbagliato schieramento politico. Mi alzo e decido di lasciare il mio posto, per andarmi a sedere vicino al mio “fratello” di colore. Inizio a parlare con lui, si chiama Philippe, è della Costa d’Avorio. E’ a Cosenza da quando aveva cinque anni, oggi ne ha 24. E’ stato adottato. Sua madre e suo padre sono morti, vennero ammazzati nel loro villaggio da un gruppo di ribelli. Mentre parlo con Philippe (qualche frase in dialetto gli scappa, modificando quel suo linguaggio misto tra l’italiano e il francese) m’accorgo che uno dei ragazzi in piedi si accomoda dove prima c’ero io. Non credo ai miei occhi e, volutamente, esprimo un pensiero ad alta voce. La mia intenzione è quella di farmi sentire dai quattro ragazzi e devo dire che visto il loro atteggiamento seguente, sono riuscito nel mio intento. Dico ad alta voce, guardandoli negli occhi che è impossibile che dopo secoli di lotte politiche e sociali per abbattere le barriere razziste, siamo ancora in bilico tra l’accettazione e il rifiuto, un rifiuto che in questo caso viene da giovani studenti, peggio ancora che si “spacciano” per idealisti di sinistra. Cari ragazzi, se alla vista di un ragazzo di colore lo additate come se fosse un alieno o indegno di stare in mezzo alla gente, vi prego, nel ricordo di chi in tanti anni di lotta ha cercato di eliminare le barriere dell’intolleranza, di lottare per il riconoscimento dell’uguaglianza fra i popoli e s’è speso in altre lotte, con passione di sinistra e convincimenti partigiani, toglietevi di “dosso” questi addobbi natalizi, credendo che siano il modo migliore per darvi un’identità, andate a scuola e studiate. Perchè, è vero, il più brutto dei mali è l’ignoranza. E voi, cari ragazzi, ne siete “portatori sani”.
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