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Nei guai per una frase in dialetto: assolto agente

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Nei guai per una frase in dialetto: assolto agente

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COSENZA – Tutta colpa di una traduzione. Una frase pronunciata in dialetto cosentino e trascritta in un verbale in italiano, è stata la causa di un incubo giudiziario per un

agente della polizia penitenziaria, finito sotto inchiesta con l’accusa di violazione di segreto d’ufficio e assolto con formula piena dalla stessa accusa. Dal giorno dell’inchiesta l’agente Giovanni Porco, aveva smarrito la sua serenità, personale e sul lavoro. A restituirgliela c’ha pensato l’avvocato Cristian Cristiano, penalista del foro di Cosenza che ha convinto i giudici di Cosenza ad emettere il verdetto di assoluzione con formula piena. Giovanni Porco finisce nel buio del tunnel, all’indomani di un incontro tra un detenuto e un suo familiare. Il detenuto, sfogandosi con il congiunto, relativamente alla vicenda giudiziaria che lo vedo coinvolto, dice “è tutta curpa di chiru puarcu”. L’incontro, però, è videoregistrato. La conversazione tra il detenuto e il familiare viene sbobbinata. Il fonico, incaricato di trascrivere il contenuto del dialogo, traduce la frase espressa in dialetto cosentino, nel linguaggio italiano. La frase, ovvimanete, assume una diversa interpretazione. “U puarcu” diventa Porco. Combinazione nel carcere di via Popilia, lavora l’agente Giovanni Porco. L’equazione di un suo coinvolgimento è immediata come la risoluzione di un problema matematico. Per l’agente iniziano i guai. I sospetti dei colleghi si concentrano su di lui, l’ipotesi che all’interno del carcere ci sia una “talpa” che spiffera indagini in corso ai detenuti, mette a rischio anche la stessa sicurezza del penitenziario. Quando Giovanni Porco riceve l’avviso di garanzia, capisce che per lui la situazione rischia di diventare drammatica. Grazie al sostegno, personale e professionale dell’avvocato Cristian Cristiano, l’agente penitenziario non si demoralizza e trova la forza per combattee dimostrare la sua innocenza. Ieri, per su fortuina, c’è riuscito. L’onore è salvo, la divisa pure.

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