Segnala una notizia

Hai assistito a un fatto rilevante?
Inviaci il tuo contributo.

Richiedi info
Contattaci

Mimmo Lucano, una condanna pesantissima che cancella il ‘modello Riace’

Calabria

Mimmo Lucano, una condanna pesantissima che cancella il ‘modello Riace’

La parabola che ha travolto e stravolto la vita di Domenico “Mimmo” Lucano e di Riace condannato a 13 anni e due mesi di reclusione

Pubblicato

il

COSENZA – Dal quarantesimo posto nella classifica 2016 dei 50 leader più influenti del mondo della rivista americana “Fortune” alla condanna a 13 anni e due mesi di reclusione. È la parabola che ha travolto e stravolto la vita di Domenico “Mimmo” Lucano e di Riace, borgo che ha guidato come sindaco per anni facendolo diventare famoso nel mondo come modello di accoglienza e integrazione per i migranti giunti nel nostro Paese e che la sentenza di primo grado ha cancellato con una condanna pesantissima. Lucano dovrà anche restituire 500 mila euro riguardo i finanziamenti ricevuti dall’Ue e dal Governo. Lucano è rimasto esterrefatto dalla sentenza “questa è una vicenda inaudita. Sarò macchiato per sempre per colpe che non ho commesso. Mi aspettavo un’assoluzione“.

Una storia, quella di Lucano e di Riace, cominciata quasi per caso nel 1998, con lo sbarco di duecento profughi dal Kurdistan a Riace Marina. Lucano e l’associazione Città Futura decisero che dovevano fare qualcosa. E così aprirono le porte delle tante case lasciate vuote da un’emigrazione che stava condannando Riace a diventare un paese fantasma, ai nuovi arrivati. Ma Lucano capì che la semplice accoglienza non era sufficiente. E così anno dopo anno “Mimmo”, come tutti lo chiamano, ha orientato l’attività della sua amministrazione all’integrazione dei rifugiati e degli immigrati irregolari. Ha aperto scuole, finanziando micro attività, ha realizzato laboratori, bar, panetterie ed ha messo in piedi anche la raccolta differenziata porta a porta, che era garantita da due ragazzi extracomunitari che la trasportavano sul dorso di asini. Nasce anche una moneta speciale per aiutare gli immigrati nelle spese giornaliere in attesa dell’arrivo dei fondi europei. E nella parte storica del paese nasce quello che era il fiore all’occhiello di Riace, quel “villaggio globale” fortemente voluto da Lucano e diventato famoso nel mondo, dove l’integrazione si toccava con mano. Si calcola che in 17 anni siano passati almeno 6mila richiedenti asilo provenienti da oltre 20 Paesi del mondo.

 

E molti di loro hanno deciso di rimanere in questo piccolo borgo arroccato sulle pendici a 7 chilometri dal mare Ionio. Il nome di Riace comincia a circolare nel mondo non più o non solo come il luogo dove furono trovati i famosi Bronzi, ma per l’efficacia delle politiche di integrazione messe in atto dal suo sindaco. Nasce il “modello Riace”. I riflettori si accendono sul borgo, Lucano viene preso ad esempio di un modo nuovo ed efficace di fare accoglienza. Non mancano, ovviamente, le voci critiche, soprattutto dall’area di centrodestra, ma Lucano va avanti per la sua strada. Che si interrompe improvvisamente la mattina del 2 ottobre 2018, quando la Guardia di finanza gli notifica un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari emessa su richiesta della Procura di Locri proprio per la gestione del “Modello Riace”. Pesantissime le accuse che gli vengono contestate alle quali in tanti non credono. Ma Il paese inizia a svuotarsi dei migranti, le botteghe artigiane tirano giù le serrande. Il turismo, che il “modello Riace” aveva incentivato, viene meno. Lucano si difende con forza “mi hanno messo agli arresti per un reato di umanità”.

Che la parabola di Lucano, adesso, sia orientata verso il basso lo si capisce anche alle comunali del maggio 2019, quando l’ex sindaco non riesce a farsi eleggere come consigliere comunale. Nonostante le vicissitudini giudiziarie e politiche, la fiducia riposta da molti in Lucano non viene meno e tanti sono convinti che il processo, intanto istruito dalla Procura di Locri sulle presunte irregolarità nella gestione dei migranti a Riace, finirà con un’assoluzione. Certezze che si sono infrante alla lettura del dispositivo della sentenza che condanna l’ex sindaco ad un pena che è quasi il doppio di quella chiesta dalla Procura che aveva chiesto 7 anni e 11 mesi di carcere per i reati di associazione  per delinquere, abuso d’ufficio, truffa, concussione, peculato, turbativa d’asta, falsità ideologica e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Nel chiedere la condanna, il pubblico ministero di Locri nel corso della sua requisitoria aveva affermato che “a Riace comandava Lucano. Era lui il dominus assoluto, la vera finalità dei progetti di accoglienza a Riace era creare determinati sistemi clientelari. Lucano ha fatto tutto questo per un tornaconto politico-elettorale e lo si evince da diverse intercettazioni. Contava voti e persone. E chi non garantiva sostegno veniva allontanato”. Una condanna che tuttavia non convince i sostenitori di Lucano e non solo, apparsa ai più sproporzionata e la cui parabola, in ogni caso e in attesa del processo di appello, segna adesso il punto più basso.

Pubblicità .

Categorie

Social

quicosenza

GRATIS
VISUALIZZA