Italia
Scuola, la rivoluzione di Draghi. Recuperare le ore perse e investire negli Istituti tecnici
La ricetta di Draghi per una scuola che guardi al futuro e si allinei sempre più a quelle che sono le richieste del mondo del lavoro orientato al digitale e all’ecologico. Servono innesti di nuove materie e metodologie. Occorre recuperare subito le ore di scuola perse, soprattutto al Sud dove la DAD ha creato meno possibilità”
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COSENZA – La pandemia ha stravolto le nostre abitudini e le nostre viste, provocando dolore ferite non solo sul piano sanitario ed economico, ma anche su quello culturale ed educativo a cominciare dai giovani e con uno sguardo alle prossime generazioni. La scuola diventa perno importante del discorso di Mario Draghi al Senato in vista della fiducia. Il presidente del Consiglio traccia una linea netta con quello che dovrà essere fatto a partire dai prossimi mesi. “Non solo dobbiamo tornare rapidamente ad un orario scolastico normale, anche distribuendolo su diverse fasce orarie – ha detto Draghi – ma dobbiamo fare il possibile con le modalità più adatte per recuperare le ore di didattica in presenza perse lo scorso anno”. La Dad, soprattutto nelle regioni nel Mezzogiorno, ha creato meno possibilità per gli studenti di seguire le lezioni ed è proprio in queste zone d’Italia che si deve fare di tutto per far recupere le lezioni agli alunni”. Questo significa orari flessibili con ingressi anche di pomeriggio e lezioni anche nei primi mesi estivi.
Draghi è convito che “occorre rivedere il disegno del percorso scolastico annuale, allineare il calendario alle esigenze derivante dalle esperienze vissute dall’inizio della pandemia. Il ritorno a scuola deve avvenire in sicurezza ed è necessario investire in una transizione culturale, a partire dal patrimonio identitario umanistico riconosciuto a livello internazionale. Siamo chiamati a disegnare un percorso educativo che combini la necessaria adesione degli standard quitativi richiesti, anche nel panorama europeo. Servono innesti di nuove materie e metodologie e coniugare le competenze scientifiche con quelle delle aree umanistiche”.
Bisogna sempre più guardare al futuro ed allineare l’offerta educativa alla domanda delle nuove generazioni. Per questo è “necessario investire nella formazione del personale docente. Particolare attenzione va riservata agli istituti tecnici che vanno potenziati“. Draghi spiega che in Francia e Germania gli Itis sono un pilastro del sistema educativo. Stimato in circa 3 milioni, nel quinquennio 2019-2023, il fabbisogno di diplomati di istituti tecnici nelle aree digitali e ambientali. Il Programma Nazionale di Ripresa e Resilienza assegna 1,5 miliardi agli Istituti tecnici, 20 volte il finanziamento di un anno normale pre-pandemia. Senza innovare l’attuale organizzazione di queste scuole, rischiamo che quelle risorse vengano sprecate”.
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