Angela Anna Brando, uccisa dalla politica dei tagli

COSENZA – Per non dimenticare. E’ questo il messaggio che i familiari, gli amici e i conoscenti di Angela Anna Brando, hanno lanciato sul web e non solo per far conoscere a tutti il suo dramma. Un dramma che si è concluso con la morte della donna, stroncata da un arresto

cardiocircolatorio, ma uccisa dalla malasanità. La trentanovenne, nella notte tra sabato e domenica scorsa, si trovava in un locale di Tortora in compagnia del fidanzato e degli amici quando accusò un malore e perse conoscenza. Furono gli stessi amici, accortisi che quello stato di malessere non era qualcosa di passeggero, telefonarono alla sala operativa del 118, chiedendo l’invio urgente di un’ambulanza. Il personale medico e gli operatori in servizio presso la centrale del Suem di Cosenza, comprendendo lo stato di agitazione dei familiari e degli amici della donna, informarono gli stessi che un’ambulanza non era disposbile, in quanto impegnata in altro soccorso. Nel loro messaggio polemico, alla ricerca di precise responsabilità mediche e di colpevoli, i parenti di Angela Anna Brando puntano il dito anche contro la guardia medica che – scrivono – non ha neanche alzato il ricevitore. Dopo 20 minuti hanno deciso di trasportarla in auto alla più vicina struttura sanitaria: il Capt di Praia a Mare, un tempo Ospedale per acuti. Il Punto di primo intervento non era dotato di un defibrillatore. Il personale presente ha prima detto di non averlo. Poi di averlo ma che non funzionava. Nel nostro territorio si muore anche così. Pur rispettando il dolore della famiglia di Angela Anna Brando, siamo convinti che la trentanovenne è stata uccisa dalla malasanità, non quella identificabile come un camice bianco o un errore di corsia, ma anche come quella malasanità dettata dall’incapacità della classe politica di dare risposte alle esigenze della collettività. Il piano di rientro, la politica dei tagli e il contenimento dei costi hanno determinato la morte di Angela.