Archivio Storico News
Renato Pastore: «L’imprenditore calabrese? Un eroe solo»
COSENZA – | VIDEO |In debito d’ossigeno. E’ il quadro clinico che certifica lo stato di salute del sistema imprenditoriale cittadino. Ad emettere il bollettino
medico è Renato Pastore, presidente di Confindustria Cosenza che, ieri pomeriggio ha accolto Quicosenza, nella sede di via Tocci, per rilasciarci una video intervista. Come sempre, la nuova panoramica su uno dei tanti settori economici, produttivi ed occupazionali, che determinano crescita e sviluppo, alle nostre latitudini e longitudini, è stata curata dalla collega Daniela Caruso e dal direttore della nostra testata, Giuseppe Gangale. Inevitabile non partire dalla fotografia della crisi. La risposta che il numero uno di Confindustria offre è l’immagine sbiadita di un momento difficile. «L’imprenditore vive, oltre che di idee, anche di ottimismo, ed è questo quello che oggi, purtroppo, manca. Noi dobbiamo fare in modo di far risalire il grafico di questa situazione, determinante per il rilancio economico e produttivo. Un tempo – continua Pastore – il settore trainante della nostra economia, era quello dell’edilizia; ora è in affanno. E tutto crolla, a cominciare dall’indotto. E se crolla, si sgretola tutto il sistema industriale».
L’ONDA LUNGA – Pastore analizza la situazione anche a livello geografico. «Se il sistema imprenditoriale del Nord Italia ha pagato l’effetto della crisi un anno fa, il Sud lo sta pagando ora, con un dazio abbastanza alto. Se atutto questo aggiungiamo l’affanno del sistema bancario, il quadro che ne ermerge è desolante. Non è certo colpa delle banche – s’affretta a dichiarare Pastore – ma è tutto quello che gravita intorno. La durezza delle leggi di Basilea, gli incagli burocratici e procedurali. Se al Nord gli incagli rappresentano il 17%, da noi la percentuale sale di dieci punti. A questo bisogna aggiungere anche gli indicatori tutti pessimi e come se non bastasse la nostra regione è quella con il più basso reddito di tutta Italia. Se a tutto questo aggiungiamo l’aumento dell’Iva e l’impennata della benzina, è scontato, purtroppo, che i consumi crollano. Crolla il commercio, finisce sotto le macerie l’industria e se l’industria non esporta, finisce che tutto crolla».
LA RICETTA – Purtroppo la diagnosi è certa, la cura per debellare il male no. Ancora Pastore: «Non vedo a breve soluzioni o aperture di spiragli positivi. Per vedere un reale cambiamento della situazione, bisognerebbe invertire il Pil della Calabria. Servirebbe che ripartisse il turismo, che ritornasse a funzionare l’agricoltura, sistemi economici trainanti per la nostra regione, più, ovviamente, come detto, il rilancio dell’edilizia. Se si sposassero agricoltura, turismo ed infrastrutture forse le cose andrebbero meglio».
CATTURARE IL TURISTA? «Come? La Tav finisce a Salerno, i treni sono un disastro, i collegamenti ferroviari veloci si contano sulle dita di una mano: uno ad andare, uno a venire. Anche gli aerei lasciano a desiderare, con costi elevatissimi: se non prenotato in tempo, un Lamezia-Roma può costare tra 300 e 400 euro».
L’ORGOGLIO – La ricetta sarebbe quella di uno scatto, o meglio un rigurgito d’orgoglio, da parte dei calabresi, a cominciare dal “buttare” tutta la classe politica precedente». Per far meglio capire il suo discorso, sfruttando l’assist della collega Caruso, Pastore ricorre ad uno slogan calcistico: squadra vincente non si cambia. La politica ha grandi e gravi responsabilità in questa situazione attuale. Si è pensato tanto, troppo, al raggiungimento dei propri obiettivi personali e alla coltivazione dei propri interessi e poco, invece alle necessità della collettività. Noi come calabresi abbiamo precise responsabilità, soprattutto perchè come elettori abbiamo avallato questi comportamenti politici. Come suol dirsi – continua Pastore – il pesce puzza sempre dalla testa. Deve cambiare la strategia politica, deve essere rinnovata la classe dirigente, deve essere “rottamata” la cultura partitica. Se non si da’ vita a questa rigenerazione generale, continueremo ad essere, ancora chissà per quanto, una regione debole. L’unico appiglio, può essere, sfruttare bene i fondi europei, ma solo con progetti validi, carichi di idee e di significati».
LE PRIMARIE – Stiamo assistendo a questa sfida che più politica ed ideologica è dialettica. Il termine “nuovo” è quello dei rottamatori. Qui in Calabria, purtroppo, è una questione di mentalità. Ancora si pensa a conosci qualcuno, piuttosto che conosci qualcosa».
I GIOVANI E LA CULTURA – Una via d’uscita, Renato Pastore l’individua nell‘Università. «Quella della Calabria, per l’appunto, e’ considerata una delle migliori del panorama nazionale. Ma questo da solo non basta. Servono gli investimenti, servono i finanziamenti e non bastano solo le idee e la buona volontà. Se un giovane si volesse lanciare nel mondo dell’imprenditoria, avrebbe bisogno di una sponsorizzazione alle spalle, casomai quella della famiglia. Poi mi farebbe piacere se venisse da me gli potrei solo fare un in bocca al lupo e stringergli la mano per il coraggio. Non gli potrei offrire soldi. Le banche non hanno, in questo momento, l’opportunità di finanziare progetti nuovi. Gli istituti di credito vivono anche loro lo spread. Diventerebbe difficile per il giovane anche accedere a un mutuo. La cosa più semplice sarebbe quella di investire fuori regione, ma a quel punto non ci sarebbero ricadute per la Calabria».
LE ECCELLENZE – Le migliori idee sono calabresi e questo non lo dico per una questione di campanilismo e di senso di appartenenza. I calabresi hanno più idee perchè abbiamo il sole, abbiamo la fantasia, abbiamo i cervelli bollenti. Purtroppo, però, tutto questo, non sempre genera fattori positivi. Abbiamo le capacità, ma mancano i capitali. Tra l’altro, un altro fattore che rallenta il potere dell’attrattività è la mancanza di legalità. Se un’azienda ha un problema di natura giudiziaria, soprattutto per quel che riguarda l’aspetto civile, la risoluzione chiede, almeno, un’attesa di oltre 80 mesi, Troppi. Una multinazionale non verrebbe mai ad investire qui da noi, per esporsi a questo rischio». Parlando di mancanza di legalità, non può non essere toccato il tasto della corruzione. «Non è certo un fenomeno calabrese. La corruzione che c’è nella nostra regione, è uguale a quella che impera nell’intero Meridione. E’ anche in questo caso una situazione endemica. Dobbiamo recuperare il senso e il valore della meritocrazia per cambiare un po’ le regole del gioco. La corruzione non è un fenomeno nuovo. E’ un cancro della nostra società che ha fatto metastasi nella società civile, nella politica e nei partiti». Come per la Salerno-Reggio calabria e i suoi lavori di ammodernamento. Non è un mistero che la ditta che vinse la gara, appaltò i lavori alla criminalità organizzata. Anche la logica dle subappalto è stata un freno. Chi lavora in subappalto si deve mantenere sotto la soglia dei prezzi».
L’APPELLO – «Il messaggio di Pastore è duplice. Innanzitutto è rivolto agli imprenditori affinchè non mollino; dall’altro lato tratta di burocrazia: troppo lenta, macchinosa e farraginosa, che spesso è il vero “cappio” dell’imprenditoria. Se pensiamo che molti imprenditori vantano crediti, anche di una certa consistenza e a tanti zeri, dalla pubblica amministrazione, ma che non riescono a ricevere il dovuto per la lentezza di un sistema che non funziona».
Social