Italia
Microplastiche in frutta e verdura: uno studio italiano scopre quante ne ingeriamo
 
																								
												
												
											Il frammento di microplastica di minori dimensioni è stato trovato nei campioni di carota (1,51 μm), mentre i più grandi sono stati individuati nella lattuga (2,52 μm)
Le mele e carote risultano essere rispettivamente, la frutta e verdura più contaminata. In linea di massima, la frutta ha mostrato la più alta contaminazione di microplastiche (<10 μm) rispetto alle verdure. Al contrario, l’alimento con una minore quantità di microplastiche è la lattuga. Sono i dati che emergono dalla prima ricerca al mondo ad aver quantificato la quantità di plastica presente nella parte edibile di alcuni alimenti, condotta dal gruppo del Laboratorio di Igiene ambientale e degli alimenti dell’Università di Catania in collaborazione col Laboratoire de Biochimie et Toxicologie Environnementale di Sousse in Tunisia, pubblicata su Environmental Research/Elsevier.
Nello studio del Laboratorio etneo, diretto dalla prof.ssa Margherita Ferrante, sono stati esaminati mele, pere, patate, carote, lattuga e broccoli, aprendo uno scenario mai prima d’ora ipotizzato. Che le microplastiche fossero ovunque, anche nell’acqua, è ormai noto ma che anche frutta e verdura fossero contaminati è una novità. Esse assorbono tali minuscole particelle dal suolo e le trasportano attraverso i tessuti vegetali, finendo poi sulla nostra tavola. Gli alimenti esaminati sono stati scelti perché sono i più consumati (in media uno al giorno) permettendo ai ricercatori di valutare sia le assunzioni alimentari di particelle microplastiche che di nano-materie plastiche, ancora più piccole. I campioni sono stati acquistati a Catania, in negozi diversi, dai supermercati ai piccoli fruttivendoli (3 fruttivendoli, 1 supermercato e 2 negozi a km zero).
La ricerca ha dimostrato che l’impatto dei rifiuti plastici presenti nei mari e nei corsi d’acqua, sugli habitat naturali e sulla fauna selvatica è un problema globale e l’EFSA (European Food Safety Autority), di concerto con la Commissione europea, ha già richiesto un primo passo verso una valutazione dei rischi per i consumatori legati alla presenza di microplastiche e nanoplastiche negli alimenti, in particolare nei prodotti ittici.
 
                         
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
		
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