Italia
Coronavirus, stasera protesta di baristi e ristoratori. Luci accese e chiavi ai sindaci
 
																								
												
												
											Il mondo della ristorazione protesta contro lo stop di un altro mese deciso dal governo. In tuta Italia alle 21 di stasera luci accese in bar, ristoranti e pizzerie. Domani consegna simbolica delle chiavi dei negozi ai sindaci “siamo allo stremo, se non ripartiamo subito e con aiuti concreti sarà la nostra fine”
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COSENZA – Contro la decisione del governo di tenere chiuse per un altro mese alcune categorie commerciali, è arrivata la risposta di ristoratori e baristi di tutta Italia. Torneranno ad alzare le saracinesche dei propri negozi, non per riaprire al pubblico ma per protestare e chiedere di poter tornare a lavorare ed un aiuto economico concreto. Un flash mob collettivo, una manifestazione di protesta ribattezzata “Risorgiamo Italia“e organizzata dai movimenti di imprenditori del mondo HO.RE.CA (sigla che comprende i settori accoglienza, ristorazione, caffè/catering) e dei Locali di Pubblico Spettacolo uniti per la prima volta nella storia del settore. In pochi giorni la protesta è rimbalzata sui social raccogliendo l’adesione di migliaia di esercenti, da Nord a Sud. Alle 21 di questa sera le luci di ristoranti, pizzerie, bar e pasticcerie si accenderanno per simbolicamente per l’ultima sera e alcuni consegneranno ai sindaci le chiavi dei propri negozi.
“Le probabili misure che lo stato prenderà per l’eventuale riapertura di ristoranti, bar, pizzerie, pasticcerie, discoteche e lidi balneari sono insostenibili per la gestione ordinaria di un locale e insopportabili economicamente. Ecco perché domani, mercoledì 29 aprile, la mattina dopo aver acceso per l’ultima volta le luci – spiegano i promotori dell’iniziativa – consegneremo virtualmente al comune le chiavi dei locali coinvolti. Siamo stanchi e ci sentiamo abbandonati. Le nostre attività sono chiuse da due mesi per decreto e lo rimarranno per altri 30 giorni. Paghiamo tasse su tasse e nessuno si è ancora preoccupato di quello che dirci cosa succederà con gli affitti e le utenze. Vogliamo manifestare in migliaia la delusione di chi è stato lasciato solo con le proprie spese, i dipendenti, gli impegni economici pregressi e le incertezze future. Il fatto che ci autorizzino a riaprire non significa che saremo in condizioni di farlo. Ci stanno chiedendo di aprire con gli stessi costi, se non più di prima della emergenza epidemiologica, con una previsione di incassi nella migliore delle ipotesi pari al 30% sull’anno precedente. Quindi diciamo no ad una modalità di riapertura che ci porterà a fallimento sicuro”.
 
                         
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
		
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