Calabria
Blitz contro la cosca Alvaro di Sinopoli, in manette il neoeletto consigliere regionale Creazzo
L’operazione della Polizia è scattata stamattina per l’esecuzione di 65 arresti a carico di capi storici ed elementi vertice cosca. Tra le accuse contestate lo scambio elettorale politico mafioso
REGGIO CALABRIA – È scattata all’alba una vasta operazione della Polizia di Stato, coordinata dalla Dda di Reggio Calabria, per l’esecuzione di 65 ordinanze di custodia cautelare a carico di capi storici, elementi di vertice e affiliati di un “locale” di ‘ndrangheta dipendente dalla cosca Alvaro di Sinopoli, considerata tra le più attive e potenti dell’organizzazione criminale.
In particolare 53 persone sono finite in carcere mentre altre 12 sono state assegnate ai domiciliari. Le misure hanno colpito i capi storici, e gli elementi di vertice e affiliati della pericolosa locale di ‘ndrangheta operante a Sant’Eufemia d’Aspromonte – funzionalmente dipendente dalla potente cosca Alvaro imperante a Sinopoli, San Procopio, Cosoleto, Delianuova e zone limitrofe – ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione mafiosa, diversi reati in materia di armi e di sostanze stupefacenti, estorsioni, favoreggiamento reale, violenza privata, violazioni in materia elettorale, aggravati dal ricorso al metodo mafioso e dalla finalità di aver agevolato la ‘ndrangheta, nonché di scambio elettorale politico mafioso. Gli investigatori, stanno eseguendo anche numerose perquisizioni e nell’operazione sono impegnati circa 600 agenti della Polizia di Stato.
L’operazione ribattezzata “Eyphemos” è il nome che gli investigatori della Polizia di Stato hanno dato all’operazione nel corso della quale, nelle province di Reggio Calabria, Milano, Bergamo, Novara, Lodi, Pavia, Ancona, Pesaro Urbino e Perugia sono stati eseguiti arresti e perquisizioni nei confronti di capi e gregari di un’articolazione della ‘ndrangheta reggina facente capo alla potente cosca Alvaro che ha anche una sua propaggine in Lombardia, segnatamente nel Pavese, nonché in Australia dove è presente una locale di ‘ndrangheta, dipendente direttamente dalla casa-madre calabrese degli Alvaro.
Dalle indagini è emerso che gli esponenti di vertice del locale di Sant’Eufemia d’Aspromonte sedevano ai tavoli in cui venivano prese decisioni importanti che riguardavano la locale australiana. Alcuni di essi si erano perfino recati in passato in Australia per risolvere controversie legate alla spoliazione di un sodale che venne sanzionato per una trascuranza ma non espulso dai ranghi della ‘ndrangheta.
Arrestato il consigliere regionale Creazzo
C’è anche il consigliere regionale di Fratelli d’Italia Domenico Creazzo, eletto nella consultazione elettorale del 26 gennaio scorso e sindaco di Sant’Eufemia d’Aspromonte, tra le 65 persone arrestate dalla Polizia nell’ambito dell’operazione contro la ‘ndrangheta coordinata dalla Dda di Reggio Calabria. Creazzo è accusato di scambio elettorale politico mafioso e per ottenere l’elezione a consigliere regionale nelle scorse consultazioni si sarebbe rivolto alla ‘ndrangheta. Nell’operazione sono coinvolti anche alcuni componenti del consiglio comunale di Sant’Eufemia d’Aspromonte.
Il vicesindaco a capo dell’organizzazione
Promotore dell’associazione mafiosa il vice sindaco, Cosimo Idà, che secondo l’accusa sarebbe stato l’organizzatore di diverse affiliazioni che avevano determinato un forte attrito con le altri componenti del locale di ‘ndrangheta di Sant’Eufemia d’Aspromonte. In carcere anche il presidente del Consiglio comunale Angelo Alati quale mastro di giornata della cosca, il responsabile dell’Ufficio Tecnico ingegnere Domenico Luppino, referente della cosca in relazione agli appalti pubblici del comune e Domenico Forgione, consigliere comunale di minoranza, che si occupava degli appalti comunale e delle infiltrazioni della cosca.
Volevano compiere attentato al nuovo commissariato di Polizia
L’ala militare del “locale” di ‘ndrangheta di Sant’Eufemia d’Aspromonte disponeva di armi ad elevato potenziale offensivo (pistole, fucili e anche un bazooka) in parte sequestrate nel corso delle indagini, a cui gli indagati facevano riferimento durante i dialoghi intercettati dagli inquirenti. A loro era stata commissionata anche la fabbricazione di un ordigno esplosivo da parte di alcuni esponenti del clan Gallico di Palmi che intendevano utilizzarlo per distruggere o danneggiare gravemente l’abitazione storica loro confiscata e destinata ad ospitare la nuova sede del commissariato di Polizia.
Una holding criminale
Il locale di ‘ndrangheta smantellato oggi è stato definito una moderna “holding” criminale, capace di radicarsi nei settori socio-economici ed imprenditoriali anche attraverso l’infiltrazione negli apparati amministrativi, istituzionali e politici, ma sempre ancorata ai vecchi rituali. Nei summit monitorati dagli investigatori, gli indagati facevano riferimento alle cariche e ai gradi della ‘ndrangheta usando termini come “santa”, “camorrista”, “vangelista”, “sgarrista”, “capo locale”, “contabile”, e partecipavano a cerimonie, come la formazione di un “banconuovo“, la creazione di un nuovo “locale” a Sant’Eufemia d’Aspromonte con l’auspicata legittimazione del “Crimine” di Polsi e l’indipendenza dagli Alvaro che, tuttavia, secondo gli inquirenti, continuano a controllare Sant’Eufemia, forti dell’essere una grande cosca, anche se i diversi sottogruppi familiari (“Carni i cani”, “Pajechi”, “Merri”, “Pallunari”, Testazza” o “Cudalunga”) godrebbero di una certa autonomia programmatica e di azione.
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