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“Rinascita Scott”: Cinque milioni di fogli, camion blindati e l’arresto di un colonnello

Calabria

“Rinascita Scott”: Cinque milioni di fogli, camion blindati e l’arresto di un colonnello

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Le indagini hanno portato all’esecuzione di 334 misure cautelari personali e al sequestro di beni per 15 milioni di euro

 

COSENZA – A distanza di qualche ora, emergono sempre maggiori particolari sull’inchiesta “Rinascita Scott“, che dalle prime ore di questa mattina ha permesso di assestare il più duro colpo alla ‘ndrangheta degli ultimi anni. Sono stati diversi camion blindati, partiti da una località segreta, a portare a Catanzaro la documentazione necessaria per l’operazione. Il numero di pagine stampate è impressionante: l’intero provvedimento è composto da 13.500 pagine e la sola ordinanza del giudice per le indagini preliminari da 1.263. Complessivamente, quindi, sono stati stampati oltre cinque milioni di fogli, necessari per comporre i provvedimenti da notificare agli indagati. Tutto questo è avvenuto in una località segreta, lontana dalla Calabria, per evitare fughe di notizie.

maxi blitz gratteri

Dalle carte emerge, anche, il coinvolgimento di un cancelliere e un colonnello dei Carabinieri che sono stati arrestati. L’ufficiale, in particolare, secondo l’accusa, forniva notizie riservate a Giancarlo Pittelli, l’avvocato ex parlamentare finito in carcere nell’ambito del blitz. Si tratta del colonnello Giorgio Naselli, comandante provinciale dell’Arma di Teramo, in passato a capo del reparto operativo del comando provinciale dei Carabinieri di Catanzaro. Naselli, su richiesta telefonica di Pittelli, si sarebbe interessato alla vicenda di un imprenditore di Pioltello (Mi), fornendogli notizie riservate sulle indagini. I fatti contestati risalgono al febbraio 2018. Naselli avrebbe anche rivelato a Pittelli l’esistenza di un’indagine della Guardia di Finanza su un altro imprenditore.

Maxi Blitz Gratteri

 

Ad alcuni indagati contestati 4 omicidi e tre tentativi

Quattro omicidi e 3 tentati omicidi sono contestati ad alcune delle persone arrestate stamane. Degli omicidi di Antonio Lo Giudice e di Roberto Soriano, uccisi a Filandari (VV) il 6 agosto 1996, sono accusati Saverio Razionale e Giuseppe Antonio Accorinti, in concorso con altre persone non identificate. Il duplice omicidio sarebbe stato deciso da Razionale in risposta ad un tentativo di omicidio subito ad opera di Soriano, derivante da dissidi insorti tra il presunto mandante e Giuseppe Mancuso, detto “Mbrogghia”. Dell‘omicidio di Nicola Lo Bianco, ucciso a Vibo Valentia il 3 maggio 1997, è accusato Gianfranco Ferrante, in concorso con altre persone. Il movente sarebbe da ricondurre a dissidi in ordine al narcotraffico. L’omicidio di Alfredo Cracolici , indicato come esponente apicale dell’omonima ‘ndrina, detto “Lele Palermo”, avvenuto a Vallelunga (VV) l’ 8 febbraio 2002, sarebbe invece opera di Antonio Ierulo e Domenico Bonavota, nell’ambito di una strategia espansionistica della cosca Bonavota. I tentati omicidi di Antonio Franzè e Carmelo Pugliese, avvenuti a Vibo Valentia, rispettivamente il 27 ed il 28 settembre 2017, sarebbero opera di Domenico Macrì , detto Mommo. Entrambi gli episodi sono stati ricondotti ad uno scontro interno alla “locale” di Vibo Valentia città tra esponenti delle ‘ndrine dei Ranisi e dei Cassarola, alimentato dal tentativo di Macrì (appartenente ai Ranisi), di assurgere ad un ruolo verticistico. Il tentato omicidio di Alessandro Sicari, avvenuto a Vibo Valentia il 21 gennaio 2018, è infine attribuito a Domenico Macrì e Marco Ferraro che volevano punire la vittima, legata allo stesso contesto criminale, per il furto di una pistola.

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