Cosenza
In trasferta a Taranto per una rapina da 80mila euro. Condanna mite a 4 anni
 
																								
												
												
											Dopo una rapina nell’ufficio postale di Taranto, fuggirono con un bottino da 80 mila euro. Incastrati dalle telecamere rischiavano una pena ad oltre 10 anni di carcere
COSENZA – Condanne miti per il gruppo di “cosentini in trasferta” che rapinò, poco più di un anno fa Taranto, l’ufficio postale con un bottino da 80 mila euro. La videosorveglianza immortalò tutto e i rapinatori, con “le mani nel sacco”, vennero ben presto arrestati. Grazie alla linea difensiva e all’ammissione di colpevolezza, il gruppo è riuscito ad ottenere un notevole sconto di pena. Insieme alla difesa hanno optano per il patteggiamento riuscendo così ad evitare molti anni di carcere nella casa circondariale di Taranto.
All’udienza camerale del 23 settembre scorso, la sentenza ha riportato la condanna a 4 anni per Enrico Sabato 46 anni di Cosenza, difeso dall’avvocato Pasquale Naccarato (del Foro di Cosenza), e Antonio Conti 28 anni di Taranto difeso dagli avvocati Pasquale Naccarato e Angelo Casa (del Foro di Taranto), e a due anni per Cosmin Frincu 34 anni romeno ma residente a Rende, difeso dall’avvocato Roberto Deni (del Foro di Cosenza) accusati a vario titolo, di rapina aggravata dall’uso di armi, sequestro di persona, tentata rapina e furto”. Applicata l’interdizione temporanea dai pubblici uffici per la durata di cinque anni.
I fatti risalgono al 20 agosto 2018 nella città di Taranto. In un ufficio postale i tre costrinsero, sotto la minaccia dell’arma, la direttrice ed un dipendente a consegnare loro le somme di denaro contenute nella cassaforte e negli armadi blindati, conteggiate in 80.000 euro, di cui 2.000 in monete. Una volta in fuga a tradirli non fu solo il sistema di videosorveglianza ma l’auto di proprietà del padre di uno dei rapinatori, un Suv bianco, a bordo del quale più volte fecero “visita” all’ufficio postale nei giorni antecedenti al colpo destando l’attenzione dei residenti che furono testimoni oculari fornendo un “assist” importante alle indagini della squadra mobile della polizia di Stato che portò avanti le indagini.
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