Calabria
Operazione Libri, in carcere anche forze dell’ordine, un avvocato e un dentista
L’inchiesta della Dda di Reggio Calabria contro la cosca Libri, denominata “Libro nero”, ha portato anche alla scoperta di un tentativo di corruzione
REGGIO CALABRIA – Per questa vicenda sono stati posti agli arresti domiciliari due consigliere regionale, il capogruppo Pd alla Regione Calabria Seby Romeo è stato condotto agli arresti domiciliari, mentre il capogruppo di Fdi Alessandro Nicolò è stato portato in carcere e un appartenente alle forze dell’ordine, con l’accusa di concorso in tentata corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio. Il patto corruttivo, secondo l’accusa, prevedeva che il politico regionale ricevesse, in cambio di favori, informazioni riservate su processi in corso, dall’appartenente alle forze dell’ordine, attraverso la mediazione del politico locale. L’inchiesta ha portato all’arresto di 17 persone tra cui 12 in carcere e 5 ai domiciliari
Nell’ambito dell’inchiesta sono poi finiti in carcere anche due imprenditori del settore edilizio, immobiliare e della ristorazione, un avvocato penalista e un medico dentista, con l’accusa, a vario titolo, di far parte della cosca Libri o di averla favorita nei processi di sviluppo del potere criminale. Le indagini sono state condotte dagli investigatori della Polizia di Stato con “l’irrinunciabile supporto delle intercettazioni” – come riferito dagli stessi investigatori – e delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, grazie alle quali è stato portato alla luce l’intreccio politico-imprenditoriale-mafioso che ha determinato il graduale potenziamento della cosca Libri.
Tra gli indagati in libertà c’è Demetrio Naccari Carlizzi ex consigliere regionale Pd e cognato del sindaco di Reggio Giuseppe Falcomatà estraneo all’inchiesta.
La Cosca Libri, per lo sviluppo del propri interessi criminali, oltre ad interferire nelle dinamiche economico-imprenditoriali locali, è stata capace “di infiltrarsi in quelle politico-elettorali del territorio cittadino, gestendo un consistente bacino di voti, convogliandoli a favore di soggetti compiacenti, senza esclusione di schieramenti politici, nell’ambito di un rapporto basato sul do ut des, destinato a favorire non solo la singola consorteria, ma il sistema ‘ndranghetistico nel suo complesso”. I Libri, in particolare, avrebbero saputo elaborare “raffinate strategie finalizzate a consentire l’elezione di soggetti che potessero agire quali loro preposti negli organismi istituzionali”. Inoltre, l’ascesa politica fino al Consiglio regionale di un politico reggino, secondo gli investigatori, “è stata costantemente supportata, fin dagli inizi, dalla cosca Libri”. Per quanto riguarda le regionali del 2014, la consorteria “ha convogliato parte del proprio cospicuo bacino di preferenze elettorali, in cambio di favori, verso un politico di Reggio Calabria poi eletto al Consiglio”.
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