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In un ospedale calabrese nel 2019, una giovane madre muore dopo aver dato la vita

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In un ospedale calabrese nel 2019, una giovane madre muore dopo aver dato la vita

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Dare la vita e morire. La giovane mamma di Montalto deceduta all’ospedale di Cetraro poteva salvarsi? Se ci fosse stato il sangue disponibile per quell’emorragia che si è presentata dopo aver dato alla luce il suo bambino Santina, sarebbe ancora viva? Si può ancora morire di parto nel 2019?

 

COSENZA – A tutte queste domande dovrà rispondere la Procura di Paola chiamata ad accertare e chiarire le cause ed eventuali responsabilità sul decesso di Santina Adamo, che avrebbe compiuto 37 anni il 17 agosto prossimo. Laureata, amante della danza e della sua famiglia, Tina lascia un vuoto impressionante nel cuore dei suoi due figli, una bimba di 3 anni e il piccolo venuto alla luce, nel suo adorato Marco e in tutti quelli amici, familiari e conoscenti che nelle ultime ore hanno espresso il loro cordoglio per la tragica scomparsa di una donna, morta per dare la vita. La Procura di Paola ha aperto un’inchiesta per chiarire i ruoli e le eventuali responsabilità di medici o infermieri che hanno seguito Santina dall’arrivo in ospedale fino al suo decesso.

Il centro antiviolenza Lanzino: “con dolore partorirai…” e a volte ne morirai

“Morire di parto, in una calda estate, quando morire sembra l’unica cosa impossibile e la vita che ti batte dentro l’unica gioia realizzabile; perché di donne morte di parto, ne abbiamo sentito parlare come di un qualcosa che accadeva, in quel tempo indefinito che racchiudiamo nella locuzione “ una volta” , ma che oggi ormai è difficile possa avvenire. E invece nel 2019, in un ospedale calabrese, una giovane madre muore dopo aver messo al mondo sui figlio. Muore per un’emorragia, perché, pare, in quell’ospedale non ci fossero sacche di sangue sufficienti per una trasfusione; muore per una complicanza che può seguire al parto, una di quelle cose, non frequenti, ma possibili, per le quali un ospedale dovrebbe essere attrezzato e invece no, la sanità calabrese è al collasso e il parto è un evento così naturale che forse su di esso si può risparmiare”.

“E allora ecco che ci viene spontaneo pensare che questa non è una vicenda di malasanità soltanto, in essa c’è molto di più. C’è la superficialità con cui viene considerato il parto e con esso le donne e ci rimanda ad un argomento poco conosciuto, perché spesso taciuto: la violenza ostetrica. Molte donne subiscono traumi, dovuti al trattamento non solo fisico, ma anche psicologico al quale vengono sottoposte durante la fase del parto e di cui non parlano perché ancora oggi è difficile comprendere il confine tra ciò che è normale e ciò che non lo è, in quell’atto che consacra alla bellezza della maternità, così naturale da non aver bisogno di nessuna particolare attenzione, così ordinario da poterci risparmiare sopra. E morirne. Sulla pelle delle donne passa assurdamente anche il piano di rientro della nostra sanità. Ed è ingiusto, inaccettabile, insopportabile. Ci stringiamo – riporta infine la nota del Centro Antiviolenza Lanzino – al dolore della famiglia della giovane Tina, a lei che non c’è più, a ciò che di più bello di lei resta, i suoi figli, il nostro abbraccio più sincero”.

 

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