Lo scaffale
“Il poeta descrive la vita”, la nuova raccolta della poetessa cosentina Silvana Palazzo
Nuova fatica poetico/letteraria della saggista e poetessa cosentina Silvana Palazzo, responsabile del Laboratorio di Scrittura Creativa in seno alla Rivista Redazione Unical da lei fondata.
COSENZA – Silvana Palazzo ha da sempre incentrato i propri interessi culturali sulla poesia licenziando diversi volumi fra cui il più recente è Il poeta descrive la vita, edito a Roma da Progetto Cultura, con la prefazione di Giorgio Linguaglossa, direttore della collana Il dado e la clessidra nonchè ispiratore della rivista “Il mangiaparole”.
“Il poeta descrive la vita” è la nuova raccolta poetica di Silvana Palazzo, saggista e poetessa cosentina Silvana Palazzo. L’Autrice ha da sempre incentrato i propri interessi culturali sulla poesia licenziando diversi volumi fra cui il più recente è Il poeta descrive la vita, edito a Roma da Progetto Cultura, con la prefazione di Giorgio Linguaglossa, direttore della collana Il dado e la clessidra nonchè ispiratore della rivista “Il mangiaparole”.
Si tratta di un lavoro originale nel quale ci si interroga sull’essenza della poesia, il suo futuro, attraverso le stesse modalità della poesia. In un certo senso è una sorta di indiretta esegesi in versi, dalla quale emerge un’analisi libera ed emotiva sulla natura e le motivazioni che stanno alla base della stesura di un testo poetico: “una vera poesia nasce da sola / come quei fiori di campo a primavera / che nessuno ha mai piantato / ma che hanno radici profonde nel passato”.

Un’opera non saggistica dunque, che utilizza gli strumenti del poeta per ipotizzare delle risposte o per alimentare delle incertezze in ossequio al detto di Borges per il quale “il dubbio è uno dei nomi dell’intelligenza”. Il rapporto fra poesia e vita era già per Whitman molto stretto così come lo era stato per Leopardi e, fra i contemporanei, per Alda Merini (“la casa della poesia non avrá mai porte”).
Ma quale è la particolarità della Palazzo? Secondo il critico Linguaglossa, sta nel “modellizzare la parola all’interno del nuovo metro ametrico (…) in questo nuovo modo si situa l’importanza fondamentale che rivestono le “immagini”; infatti le parole preferiscono abitare un’immagine che non una proposizione articolata, perchè nella immagine è immediatamente evidente la funzione iconico-simbolica del linguaggio poetico”.
L’innovazione era stata già rilevata da Francesco Leonetti che ne aveva parlato in termini di “compilazione nuova, insieme letteraria e spesso riflessiva o intellettualistica”. Ed ancora Maurizio Soldini ne aveva intravisto, nella scrittura straniante e straniata, il “serpeggiare tra fisica e metafisica (…) nello spaesamento di un continuo rischio di perdersi” . Ciò per sottolineare che il “poetare sul poetico” dell’Autrice non presume di possedere veritá a priori semmai stimola il lettore a dar risposta alle proprie domande confidando in lui: “chi legge poesie / compie uno sforzo di pensiero / ch’è l’essenza a cui mira / il poeta / quello vero…”.
Addirittura sconfina a momenti nel fantasy (“Sono entrata in una poesia”) o nel “gotico” (“Ti scaverò una fossa / nella quale seppellirti poesia) ma ritorna presto nel solco principale a discettare, poetando, sulla poesia “troppo inconsistente / breve ma perturbante / ti ferisce dolcemente/ anche con un carico pesante”.
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