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Anaconda, il pg: «Confermare tutte le condanne»

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Anaconda, il pg: «Confermare tutte le condanne»

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COSENZA – Anaconda, secondo atto. S’è aperto oggi, davanti ai giudici della Corte d’Appello di Catanzaro, il secondo grado di giudizio per gli imputati dell’inchiesta Anaconda. Il Pg di Catanzaro, pur riconoscendo l’inammissibilità di quasi tutti gli atti d’appello, ha chiesto alla Corte la conferma delle

sentenze di primo grado. La sentenza, emessa dai giudici Giovanni Garofalo, Giuseppa Ferrucci e Lucia Marletta, il 30 giugno del 2011, ritenendo valide le argomentazioni del sostituto procuratore della Repubblica, Pierpaolo Bruni, riconobbe l’esistenza di un clan mafioso con a capo Domenico Cicero al quale hanno comminato quindici anni di reclusione per associazione a delinquere di stampo mafioso: nove anni a Osvaldo Cicero; otto anni e quattro mesi a Francesco Cicero, undici anni a Vincenzo Candreva; otto anni e quattro mesi a Giampiero Stellato. Sempre per associazione a delinquere di stampo mafioso vennero inflitti nove anni e sei mesi a Giuseppe Perna, otto ani e quattro mesi a Gerardo Zazzaro, quattro anni e quattro mesi a Orlando Baleno, quattro anni e quattro mesi a Katia Greco, tre anni e dieci mesi a Vanessa Greco. Poi otto mesi di reclusione a Ippolito Grandinetti e un anno a Vincenzo Scornaienghi per altri reati, pena sospesa per entrambi. I giudici, inoltre, emisero un verdetto di assoluzione da ogni reato a Piero Mazzei, per non aver commesso il fatto. Per Riccardo Greco, morto suicida nel carcere di Rebibbia, disposero il non doversi procedere per tutti i reati contestati. Inoltre la corte stabilì l’interdizione dai pubblici uffici agli imputati per la durata della pena comminata e anche la confisca della discoteca “La corte dei miracoli”, odierna “Le club”. Infine i giudici stabilirono anche i risarcimenti alle parti civili. Ottantamila euro alla Regione Calabria, Cinquatamila euro alla Provincia di Cosenza; e circa diecimila euro a due gruppi assicurativi cittadini. La sentenza di primo grado si concluse con l’emissione di 80 anni di carcere, contro i 125 che aveva chiesto il pm nel corso della sua requisitoria.

IL BLITZ – Scattò la notte del 10 giugno del 2008. I carabinieri dei Ros, in collaborazione con i militari dell’Arma del comando provinciale di Cosenza, su ordine della Dda di Catanzaro e della Procura cosentina, con i magistrati Mario Spagnuolo, (ex coordinatore della DDa, oggi procuratore capo a Vibo, ndr), Francesco Minisci, (ex pm a Cosenza, spesso applicato alla Dda, oggi a Roma, ndr, Raffaella Sforza (ex pm dell’antimafia catanzarese, oggi sostituto procuratore presso la Procura generale di Catanzaro, ndr) e Claudio Curreli, (anche lui pm a Cosenza, oggi a Grosseto, ndr) circondavano d’assedio un intero quartiere cittadino, San Vito alto, per il blitz denominato “Anaconda“. Un’indagine che ha portato al processo di un intero presunto clan mafioso che ieri. Il procedimento si era diviso in seguito in tre tronconi. L’omicidio Cerminara era finito in corte d’Assise, una parte degli imputati avevano scelto il rito abbreviato e si attendevano solo le decisioni del tribunale ordinario per chiudere questa prima tornata di sentenze.

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