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Passepartout, il Gip: “manca la dimostrazione del vincolo associativo”

Calabria

Passepartout, il Gip: “manca la dimostrazione del vincolo associativo”

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Il reato era stato ipotizzato dal pm di Catanzaro nei confronti di Oliverio, Adamo e di altri indagati.

 

CATANZARO – “Manca la dimostrazione, sia pure a livello di gravità indiziaria, del fatto che gli indagati (anche solo quelli per i quali è stata ravvisata la gravità indiziaria per alcuni reati fine) abbiano agito in forza di un vincolo di natura associativa e non di una prassi generalmente accettata, approfittando della disponibilità di ciascuno a gestire in chiave opportunistica le dinamiche politiche e in alcuni casi finanche a commettere degli illeciti”. Lo scrive il gip di Catanzaro in relazione all’ipotesi di associazione a delinquere ipotizzata dalla Procura di Catanzaro nei confronti del presidente della Regione Calabria Mario Oliverio, dell’ex consigliere regionale Nicola Adamo e aglialtri 21 indagati complessivi dell’inchiesta Passepartout.

Il gip esprime la sua valutazione nell’ordinanza con la quale ha sospeso dai pubblici incarichi altri due indagati respingendo la richiesta per altri.

Il reato associativo viene contestato, tra gli altri, a Oliverio e Adamo, ma non al sindaco di Cosenza Mario Occhiuto che è indagato solo per corruzione in relazione ad un singolo episodio relativo ad un presunto scambio con Oliverio per apporre la sua firma sull’atto propedeutico alla realizzazione della metro Cosenza-Rende-Unical in cambio del finanziamento per il Museo di Alarico. La considerazione del Gip deriva, scrive nel provvedimento, dal “ridimensionamento che ha avuto l’impostazione accusatoria rispetto ai cosiddetti reati fine atteso che anche quelli per i quali si è ritenuta raggiunta la soglia della gravità indiziaria appaiono circoscritti ad una singola operazione dagli indagati di volta in volta sovraintesa e non perché essi avrebbero condiviso un generico ed indeterminato programma criminoso”.

L’ipotesi per la quale il gip rileva la gravità indiziaria è l’episodio contestato ad Oliverio, Adamo e all’ex presidente del Consiglio comunale di Cosenza, Luca Morrone relativo alle dimissioni dei consiglieri dell’assemblea cosentina che portarono, nel 2016, alla decadenza del sindaco Mario Occhiuto.

 Oliverio intercettato: “È meglio non parlarne al telefono”

Se vince il centrosinistra “lui va alla ricerca di fargli il vicesindaco, no? Se si perdono le elezioni comunali, siccome è un manager, è un ingegnere, un incarico regionale, in attesa che si candida la prossima volta alla Regione, però ci deve essere”. “Va bene va bene va bene ok, ciao ciao. È meglio non parlarne al telefono“.

E’ il dialogo, intercettato dagli investigatori, tra l’ex consigliere regionale Nicola Adamo ed il Governatore della Calabria Mario Oliverio, indagati entrambi per corruzione nell’inchiesta della Procura di Catanzaro “Passepartout”.

In particolare, il dialogo – riportato nel provvedimento con cui il gip ha sospeso dai pubblici incarichi altri due indagati – si riferisce alle dimissioni di 17 consiglieri comunali di Cosenza, alcuni dei quali di maggioranza, che portarono alla decadenza del sindaco forzista Mario Occhiuto. Episodio per il quale è indagato anche l’allora presidente del Consiglio comunale Luca Morrone. Dimissioni dietro le quali, secondo l’accusa, ci sarebbe stata la regia di Adamo. Al riguardo nel provvedimento del gip viene riportato il testo di un sms inviato da Adamo al capogruppo del Pd alla regione Sebi Romeo, che non è indagato. “Se riusciamo a far cadere Occhiuto – scrive Adamo – dobbiamo farlo con chiarezza, non deve apparire come una congiura di palazzo, rischieremmo un boomerang”. Morrone, secondo l’accusa, avrebbe accettato di firmare le dimissioni in cambio della carica di vicesindaco nella eventuale nuova maggioranza o un incarico di ingegnere alla Regione. Ed è in questo contesto che si inserisce la conversazione intercettata tra Adamo e Oliverio.

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