Calabria
Mancano i medici in Pronto Soccorso, ma la Regione Calabria ‘assume’ dei genetisti
VENETO
In Veneto, con i pensionamenti previsti con la Legge Fornero e la “Quota 100”, nel 2025 avremo un ammanco netto di 501 medici. Le carenze principali riguarderanno i pediatri con 227 specialisti mancanti, i medici dell’emergenza urgenza con 184, medicina interna con 92 e radiologia con 67. I fabbisogni stimati dalla regione Veneto per il periodo 2018-2025 sono inferiori per tutte le specializzazioni rispetto alla stima dei fabbisogni da noi effettuata. Infatti, la regione richiede 4512 specialisti in 8 anni, il MIUR (e la regione stessa con i contratti regionali) ne mette a bando 4927, con una differenza di 415 contratti. In particolare questa sottostima della regione avviene per anestesia e rianimazione (saldo -96), ginecologia e ostetricia (saldo -85) e medicina d’emergenza-urgenza (saldo -78). Appare quantomeno curiosa, invece, la richiesta ingente di igienisti, non giustificata dai fabbisogni: il Veneto richiede 40 contratti di igiene e medicina preventiva all’anno, più di medicina interna (35) e medicina d’emergenza-urgenza (20). Se tale fabbisogno fosse “soddisfatto” dal MIUR, ci sarebbe un surplus di 174 specialisti in igiene nel 2025, senza una contestuale spiegazione sulle riorganizzazioni della sanità regionale. Appare lungimirante il finanziamento regionale di alcuni contratti aggiuntivi di formazione specialistica nelle branche più in carenza: ad esempio l’anestesia e rianimazione, con ben 17 borse aggiuntive all’anno a finanziamento regionale. Nel 2025 il deficit stimato di specialisti sarà limitato in 32 unità e pertanto la carenza sarà meno importante che in altre regioni italiane. Appaiono comunque inspiegabili, se non contestualizzate in indirizzi strategici, alcune scelte di contratti aggiuntivi in specializzazioni che non solo non saranno in deficit, ma che addirittura saranno in surplus: è il caso dell’oncologia medica (5 borse aggiuntive regionali/anno, 24 specialisti stimati in surplus al 2025) e della cardiochirurgia (3 borse aggiuntive regionali/anno, 31 specialisti stimati in surplus al 2025).
EMILIA ROMAGNA
In Emilia Romagna, secondo le nostre stime, è previsto un ammanco netto di 597 medici al 2025. Le carenze principali riguarderanno la cardiologia, con un ammanco di 145 unità, la pediatria con 95, la psichiatria con 93, la radiodiagnostica con 91, la medicina dell’emergenza e urgenza con 76 e la medicina interna con ben 238 medici. In generale il fabbisogno dichiarato dalla regione per il periodo 2018-2025 appare sottostimato in valore assoluto e pare congruo solo per alcune specialità, infatti sembra inadeguato per la medicina interna (422 pensionamenti a fronte di un fabbisogno espresso di 280 unità), e pediatria (fabbisogno di 512 medici contro 492 pensionamenti, ricordando che almeno il 25% degli specialisti sceglie di non lavorare per il SSN). È senz’altro lodevole lo sforzo della regione di finanziare contratti aggiuntivi nelle specialità con rischio di deficit al 2025. Infatti, grazie al suo intervento di 38 borse regionali aggiuntive/anno, l’anestesia e rianimazione non solo non sarà in negativo come la maggior parte delle regioni, ma addirittura in surplus di 83 specialisti, fatto non giustificato da un contestuale indirizzo sulle riorganizzazioni della sanità regionale; stesso discorso per la medicina d’emergenza-urgenza (25 borse aggiuntive/anno), il cui deficit sarà di “soli” 76 specialisti al 2025, e la pediatria (26 borse aggiuntive/anno), con deficit attenuato a 95 specialisti al 2025.
LOMBARDIA
In Lombardia, secondo le nostre stime, è previsto un ammanco netto di 1921 medici. Le carenze principali riguarderanno pediatria con 510 unità, anestesia e rianimazione con un ammanco di 315 unità, la chirurgia generale con 159, la psichiatria con 165, la medicina dell’emergenza e urgenza con 177, igiene e medicina preventiva con 127 e la medicina interna con ben 377 medici. In generale il fabbisogno dichiarato dalla regione (1660 specialisti/anno), il più elevato d’Italia, appare più alto rispetto al fabbisogno reale per tutte le specialità, infatti i fabbisogni dichiarati sono maggiori rispetto ai pensionamenti previsti. Tale scostamento potrebbe essere giustificato dalla massiccia presenza del privato in questa regione, che richiede specialisti al pari del SSN. La regione appare poco propensa al finanziamento di contratti aggiuntivi: infatti, a differenza di Emilia Romagna (100 borse aggiuntive/anno) e Veneto (90 borse aggiuntive/anno), nonostante un più alto numero di abitanti regionali, il finanziamento è limitato a 53 contratti all’anno.
LAZIO
Il Lazio è l’unica regione italiana che nel nostro studio non presenterà deficit totale di specialisti. Infatti, considerando tutte le specialità, al 2025 avrà un surplus netto di 905 specialisti, senza una contestuale spiegazione sulle riorganizzazioni della sanità regionale. Ci saranno comunque carenze nelle singole branche, che riguarderanno la medicina dell’emergenza urgenza con 544 specialisti, più contenute per medicina interna, 40 unità, patologia clinica e biochimica clinica 53 unità, pediatria, 42 unità, e psichiatria, 48 unità. Il fabbisogno espresso dalla regione sembra gravemente errato per difetto (richiede solo 345 contratti/anno, ma ne servirebbero più del doppio), così come appare scarsamente razionale la gestione dei contratti da parte del MIUR. Riguardo al fabbisogno regionale, se il MIUR seguisse le indicazioni della regione Lazio, si creerebbe un deficit al 2025 nelle branche, oltre a quelle già riportate sopra, di anestesia e rianimazione (212 unità mancanti), chirurgia generale (293), cardiologia (119), medicina interna (250). D’altro canto, il MIUR finanzia talmente tanti contratti in questa regione da creare surplus importanti come in geriatria (127 specialisti in più rispetto al fabbisogno), cardiologia (+120), fisiatria (+183 unità), neurologia (+104), neuropsichiatria infantile (+81), radioterapia (+109). Se si mettono a confronto tali surplus con il grave deficit in medicina d’emergenza-urgenza, appare chiaro come tali scelte siano gravi e apparentemente immotivate. Per ultimo, la regione Lazio non finanzia neppure un contratto regionale, quando invece sarebbe utile aiutare le poche branche specialistiche in difficoltà.
TOSCANA
In Toscana, nel periodo 2018-2025 il bilancio tra neo specialisti e medici in uscita dal SSR sarà negativo di 1793 unità. Le carenze principali riguarderanno medicina d’emergenza ed urgenza con 344 medici, cardiologia con 99, ginecologia ed ostetricia con 96, chirurgia generale con 104, anestesia e rianimazione con 160, medicina interna con 202, ortopedia con 82, pediatria con 329, radiodiagnostica con 127 medici. Da un confronto tra fabbisogni dichiarati dalla regione e previsione di medici in pensionamento nel periodo 2018-2025, appare sottostimata la richiesta di specialisti nelle branche di anestesia e rianimazione (-105), chirurgia generale (-86), ginecologia e ostetricia (-86), medicina d’emergenza-urgenza (-344), medicina interna (-119), pediatria (-89), radiodiagnostica (-89); appare invece sovrastimata la richiesta nelle branche di ematologia (+31), geriatria (+65) e igiene (+85). Non sembra dunque che la regione Toscana esprima un’ottimale fabbisogno di medici specialisti, anche considerando il numero assoluto, che se fosse esaudito dal MIUR, porterebbe comunque a un ammanco di 1195 medici specialisti al 2025. È apprezzabile il finanziamento di 25 contratti regionali/anno nelle branche più in sofferenza, anche se a confronto con alcune regioni del Nord, la Toscana potrebbe fare di più.
CAMPANIA
Per la Campania, il saldo tra neospecialisti e medici in uscita dal SSR entro il 2025 è negativo di 1090 unità. Le carenze maggiori riguardano l’emergenza/urgenza con 800 medici, pediatria con 278, chirurgia generale con 129, medicina interna con 119, ortopedia con 98, cardiologia con 69 e anestesia con 43 medici. Anche in Campania, così come in Lombardia, il fabbisogno dichiarato dalla regione è maggiore rispetto al fabbisogno reale fino al 2025 in quasi tutte le specialità, tanto da sembrare ingiustificato soprattutto in alcune branche come anestesia e rianimazione (surplus stimato di 321 medici al 2025), chirurgia generale (+138), geriatria (+242), fisiatria (+129), oncologia (+132), radiodiagnostica (+288), radioterapia (+165). Come nel Lazio, nei fabbisogni c’è una grave sottostima del deficit di medici dell’emergenza-urgenza e dei pediatri. Appare privo di senso il finanziamento di contratti specialistici regionali aggiuntivi a “pioggia” in branche che non solo non saranno in deficit, ma addirittura saranno in surplus di specialisti, come la chirurgia plastica (6 contratti/anno), endocrinologia e medicina legale (3 contratti/anno cadauno), gastroenterologia (4 contratti/anno), fisiatria, medicina legale e medicina nucleare (2 contratti/anno cadauno). Nonostante sia la regione che in Italia finanzia più contratti aggiuntivi (105), tale sforzo appare quantomeno inutile ai fini del ripianamento del deficit di specialisti nelle branche più in sofferenza. D’altro canto, suscita una certa impressione confrontare i numeri di contratti MIUR per specialità: medicina d’emergenza-urgenza, branca che andrà in gravissima sofferenza, ha 10 contratti statali/anno, ma viene superata da specializzazioni come fisiatria (12) e radioterapia (12), in questa regione entrambe in surplus di specialisti al 2025. Intervengono logiche autoreferenziali più che di sistema?
PIEMONTE
In Piemonte il saldo negativo è di 2004 medici, con carenze maggiori per medicina emergenza ed urgenza, 194 medici, anestesia e rianimazione, 213 medici, medicina interna, 154 medici, chirurgia generale con 148 medici, pediatria 274 medici, neurologia, 72 medici ed ortopedia 73 medici. Da un confronto tra fabbisogni dichiarati dalla regione e previsione di medici in pensionamento nel periodo 2018-2025, si evince come il Piemonte esprima un fabbisogno che si avvicina molto al fabbisogno reale, a parte alcune eccezioni come la cardiologia (deficit di 40 medici al 2025), nefrologia (deficit di 47 medici), neurologia (deficit di 40 medici) e pediatria (surplus di 102 medici). È purtroppo limitato a 10 contratti/anno il finanziamento regionale per la formazione specialistica, spalmato nelle branche più in sofferenza.
PUGLIA
In Puglia andranno in pensione 3292 medici a fronte di 2422 neo specialisti con un ammanco di 1686 negli ospedali e nei servizi del SSR. Le principali carenze riguarderanno la medicina d’emergenza e urgenza con 498 medici, cardiologia con 104 medici, chirurgia generale con 97 medici, anestesia con 93, ginecologia con 73, medicina interna con 78, ortopedia con 64, pediatria con 216 e radiodiagnostica con 77. Da un confronto tra fabbisogni dichiarati dalla regione e previsione di medici in pensionamento nel periodo 2018-2025, si evince come la regione Puglia esprima un’incongrua richiesta al ribasso di specialisti rispetto alla realtà, soprattutto per le branche più in sofferenza, mentre invece richiede troppi specialisti in altre discipline, che andrebbero a creare un surplus al 2025. Emblematico l’esempio di medicina fisica e riabilitativa: la regione chiede 16 specialisti/anno che, se “soddisfatta”, porterebbe a un surplus di 66 fisiatri tra 6 anni, mentre ne chiede solamente 10 all’anno per la medicina d’emergenza-urgenza. La regione finanzia 29 contratti all’anno, spalmandoli a “pioggia” su diverse discipline, rendendo vano il suo sforzo. Ad esempio, finanzia 3 borse/anno di neuropsichiatria infantile che porteranno a un surplus di 23 specialisti al 2025, mentre non aggiunge nemmeno un contratto ad anestesia e rianimazione, che pure andrà in profonda sofferenza.
LIGURIA
In Liguria è prevista una carenza complessiva di 853 specialisti. Le carenze principali riguarderanno la medicina d’urgenza con 98 medici, l’anestesia e rianimazione con 99 medici, la medicina interna con 84, la pediatria con 102, la cardiologia con 53, la psichiatria con 63 e la chirurgia generale con 59. Da un confronto tra fabbisogni dichiarati dalla regione e previsione di medici in pensionamento nel periodo 2018-2025, i numeri assoluti evidenziano che la Liguria richiede più specialisti di quanti non ne vengano concessi dal MIUR, ma sono comunque insufficienti secondo le nostre stime di pensionamento. Inoltre i numeri relativi espressi per le singole specializzazioni non appaiono congrui per le branche in deficit. La regione contribuisce alla formazione specialistica con il finanziamento di 9 contratti regionali/anno.
SICILIA
In regione Sicilia con i pensionamenti conseguenti all’abolizione della Legge Fornero avremo un ammanco netto di 2251 specialisti al 2025. Le carenze principali riguarderanno i medici dell’emergenza urgenza con un ammanco di 356 medici, igiene e medicina preventiva con 196, anestesia e rianimazione con 153, chirurgia generale con 141, medicina interna con 66, pediatria con 471, psichiatria con 126, ginecologia con 180, ortopedia con 78 e radiologia con 67. Da rilevare che i fabbisogni dichiarati dalla regione Sicilia per il periodo 2018-2025 per tali specialità sono inferiori rispetto alla stima da noi effettuata, in particolare per chirurgia (240 contro 337), ginecologia (160 contro 289), igiene e medicina preventiva (160 contro 276) e psichiatria (160 contro 241). In generale, la Sicilia sottostima di 1493 unità il fabbisogno al 2025. La Regione finanzia 44 contratti regionali all’anno, distribuendoli a pioggia senza tenere conto dei fabbisogni.
SARDEGNA
Per la Sardegna è previsto un ammanco di 1154 medici con carenze importanti: anestesia e rianimazione 81 medici, chirurgia generale 116, medicina d’urgenza 153, medicina interna 73 e pediatria 259. In valore assoluto, questa regione è quella che più si avvicina, nelle sue richieste di fabbisogno, alla situazione reale, seppur sovrastimando le richieste in alcune specializzazioni e sottostimando i numeri in altre branche, come pediatria e medicina d’emergenza-urgenza. La Sardegna finanzia 29 contratti di formazione all’anno, distribuendoli su più specializzazioni, la maggior parte delle quali non particolarmente in sofferenza.
ABRUZZO
Per l’Abruzzo la carenza complessiva prevista è di 601 medici, con un ammanco di 211 medici dell’emergenza urgenza, 46 chirurghi generali, 98 pediatri, 35 cardiologi e 37 anestesisti. I fabbisogni espressi dalla regione sono sottostimati di 751 unità totali al 2025. L’Abruzzo non finanzia alcuna borsa aggiuntiva.
MARCHE
Anche nelle Marche è previsto un ammanco complessivo di 937 medici ospedalieri. Le carenze principali riguarderanno medicina d’emergenza urgenza con 148 medici, pediatria 132, cardiologia 74, psichiatria 71, radiodiagnostica 64, anestesia e rianimazione 62 e chirurgia generale 53 medici. Da un confronto tra bisogni dichiarati dalla regione Marche e ammanco per il periodo 2018-2025, risulta sottostimato il fabbisogno totale. Tra le curiosità, la regione richiede 5 farmacologi all’anno e solo 5 ginecologi e 7 internisti: i farmacologi totali regionali che lavorano per il SSR sono 15. Le Marche finanzia solamente 6 contratti specialistici aggiuntivi.
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