Cosenza
Usura ed estorsione a Cosenza, in 11 rinviati a giudizio
 
																								
												
												
											L’operazione “Faenerator” scattò a giugno del 2018 nei comuni di di Cosenza, Trenta, Rovito, Mendicino, Rende, Rose, Luzzi e Massafra
COSENZA – Il blitz dell’Arma portò all’esecuzione di di 14 misure cautelari, emesse dal Gip presso il tribunale di Cosenza, su richiesta della Procura della Repubblica. Tre persone finirono in carcere, 5 ai domiciliari mentre per altri 6 soggetti fu emesso un provvedimento di obbligo di firma. In tutto furono 18 gli indagati per 42 episodi tra usura ed estorsione. Oggi il Giudice per le udienze preliminari ha rinviato a giudizio 11 dei 14 imputati. Per tre, Bartolomeo Bevilacqua, Giuseppe De Rose e Giovanni Bruni (difesi dagli avvocati Cristian Cristiano e Maurizio Nucci) è stata disposta una integrazione investigativa con l’audizione delle persone offese che avrebbero ricevuto minacce.
Tra i rinviati a giudizio figurano Fernando Patitucci, Pasquale Giudice, Francesco Di Sanzo, Carlo Porco, Angelo Cozza, Francesco Greco, Massimo Benvenuto, Francesco Carbone, Massimo Bevilacqua, Angelo Saverio Marsicano, Menotti Magliocchi Guzzo
Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Stefano Antonio Pellegrino, Cristian Cristiano, Valentina Spizzirri, Carlo Monaco, Antonio Ciacco, Osvaldo Rocca, Antonio Quintieri, Fabrizio Loizzo, Maurizio Nucci, Filippo Cinnante, Paolo Pisani, Francesco Gelsomino
I FATTI
Le indagini partirono a seguito della denuncia presentata da due commercianti, titolari di una storica gioielleria del centro città, vittime di usura. Le attività investigative permisero di documentare una presunta capillare rete di soggetti anche con precedenti specifici che, perfettamente aderenti al tessuto sociale cittadino, elargivano a privati e commercianti deboli ed in condizioni di grave disagio economico, prestiti a tassi usurari.
Secondo gli inquirenti gli imputati, inseriti nel locale contesto criminale, non esitarono a fare ricorso a ripetute minacce e ad atti di violenza fisica pur di conseguire i proventi illeciti derivanti dalla restituzione delle somme lievitate in ragione degli interessi, che venivano applicati in percentuale esponenzialmente superiore a quelli soglia fissati dal vigente decreto ministeriale. A fronte delle cessioni di danaro, i tassi usurari mensili sarebbero oscillanti fra 10% ed il 100%, per un giro d’affari superiore ai 50.000,00 euro. Tra l’altro, le indagini avrebbero consentito di acclarare che alcune delle 17 vittime identificate, pressate da una gravissima condizione di precarietà finanziaria e da esigenze di sopravvivenza della propria attività economica, avevano contemporaneamente contratto debiti con più usurai, nel tentativo di fare fronte alle incessanti sollecitazioni di pagamento saldando le posizioni debitorie più impellenti.
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