Calabria
Sfogo del direttore sanitario di “Villa del Sole”: «Sanità gestita da chi non la conosce»
 
																								
												
												
											I tagli in ambito sanitario sono certamente necessari per tentare di uscire dal piano di rientro ma non servono ad evitare l’emigrazione sanitaria anzi; sviliscono il ruolo professionale del privato accreditato che dovrebbe agire in sinergia con il pubblico. Serve sedersi attorno ad un tavolo, seriamente.
COSENZA – La speranza, con l’arrivo del commissario Cotticelli, è che qualcosa possa cambiare. Ancora si è in una fase iniziale, ma sembra che i presupposti non siano dei migliori. A sottolineare la contraddizione tra aspettative e azioni è la d.ssa Maria Cristina Minisci, direttrice sanitaria di “Villa del Sole”, una delle strutture private accreditate di Cosenza, convenzionata con il sistema sanitario regionale, che svolge un ruolo importante per il territorio soprattutto in alcuni settori. Uno sfogo, il suo, rispetto ai tagli che non risolvono il problema della migrazione sanitaria: “non si può solo attuare una politica restrittiva sulla spesa sanitaria, che va sì razionalizzata, ma anche gestita al meglio”.
“In Calabria il cittadino non ha destinata una spesa uguale agli altri cittadini italiani – spiega la dott.ssa Minisci – ma questa spesa è inferiore. Il problema vero sta nelle iniziative che riguardano la sanità privata ma anche la sanità pubblica. Il primo punto negativo è stato la chiusura dei piccoli ospedali; per la Calabria questa, è stata una tragedia. Una miopia totale di chi ha governato che ha lasciato l’utenza in balia dell’abbandono totale. I piccoli ospedali ormai sono delle trincee e non sono più appetibili neanche da parte di persone qualificate. Non c’è organizzazione, accorpamenti o disaccorpamenti, e di conseguenza c’è un dispendio di risorse perché queste, non sono utilizzate al meglio”.
Il ruolo dei privati
“Come in tutte le realtà, pubbliche o private, c’è il positivo e il negativo ma tutto dipende molto da chi gestisce perchè esistono esempi molto positivi nella sanità privata accreditata, che poi è un sistema sussidiario al pubblico perché viene sostenuto finanziariamente come se fosse una struttura pubblica”.
“L’organizzazione prevede un certo numero di organico, la professionalità e la qualità professionale dipende dai risultati e di conseguenza esistono i buoni esempi. Anche i privati sono grandi strutture (come il Gemelli di Roma, il San Raffaele…) come la nostra sanità convenzionata. Il problema vero e grave, è legato a quelle realtà che sono in grado di dare risposte e concretamente riducono la migrazione sanitaria, le quali però, finiscono per essere penalizzate dalla miopia nella valutazione, nella programmazione e nella prospettiva. Di conseguenza noi finiamo per non dare più risposte”.
“Il problema di fondo – prosegue la d.ssa Minisci – è di far capire a chi gestisce la sanità in Calabria, anche a livello provinciale di Cosenza che le realtà funzionanti, con dimostrazione dei fatti, non possono essere annullate per situazioni burocratiche e di scarsa visione per il futuro e per il territorio stesso”.
Villa del Sole e l’eccellenza per le neoplasie al seno
“Lo scorso anno, nella nostra struttura, abbiamo eseguito 120 interventi di neoplasie primitive al seno. Persone che poi, per il prosieguo terapeutico, sono andate all’ospedale civile di Cosenza. Questo perchè riteniamo necessario il collegamento tra la struttura pubblica e la struttura privata, in sinergia e sussidiarietà. Riteniamo che il sapere non possa essere compartimentalizzato ma deve essere al servizio della comunità. E c’è di più: abbiamo cercato di creare una Breast Unit, in particolare un’Unità Multidisciplinare Integrata di Senologia-Breast Unit.
In Italia le Breast Unit sono ancora poche e prevedono non “cure qualsiasi” per il tumore al seno, ma trattamenti certificati secondo il modello e le direttive europee. Eseguite non in generici strutture, seppure di impronta oncologica, ma in Breast Unit sempre più specializzate. Le Breast Unit, riescono a garantire a tutte le donne affette da tumore del seno di qualsiasi natura e grado, l’accesso alle cure più efficaci che siano rispettose delle linee guida internazionali, ovvero un’offerta sanitaria elevata che riduce sprechi e ottimizza le risorse, a favore di una migliore qualità di vita e sopravvivenza. Un’unità per così dire complessa, che riunisce vari specialisti: il senologo, l’oncologo, il radiologo, il radioterapista, il fisiatra e lo psicologo che a diverso titolo si occupano di tumore al seno e confrontano la loro competenza per scegliere la migliore strategia terapeutica disponibile e la più appropriata nell’interesse della donna.
“Un progetto inviato, illustrato e trasmesso alla Regione Calabria – spiega la direttrice sanitaria di Villa del Sole – ed abbiamo avviato questa discussione. Poi sono seguiti vari decreti regionali ed è stato deciso che gli interventi per le neoplasie maligne, non saranno retribuiti. Un decreto annullato dal Tar al quale sono seguite altre tappe: successivamente infatti, l’Asp di Cosenza, ci ha chiesto di dimostrare la completezza del servizio e la dotazione sulle attrezzature. E noi siamo attrezzati per dare risposte all’utenza, soprattutto per evitare che la gente vada a Milano o altrove. A queste nostre iniziative ci è stato risposto che bisognava avere un collegamento con una struttura, come l’azienda ospedaliera, a cui fare riferimento per quanto riguarda la chemioterapia, la valutazione oncologica e il resto. Abbiamo siglato un accordo con l’azienda ospedaliera, abbiamo inviato documentazione, ma alla fine ci hanno risposto che non potevamo essere Breast Unit”.
 
“Risultato è che tutte le donne che hanno usufruito di questo servizio, di questa struttura, di prestazioni di qualità, sono state costrette ad emigrare mentre noi avevamo dato loro la possibilità di rimanere in famiglia, di poter utilizzare le professionalità del territorio che esistono e riteniamo di avere fatto ‘buona sanità’. In ultimo, ma non è da poco, abbiamo determinato un enorme vantaggio economico per la Regione e per l’azienda sanitaria. E spiego anche il perchè. La nostra Regione Calabria, paga i DRG (raggruppamento omogeneo di diagnosi) ad un costo al di sotto di quello che regioni come la Lombardia, l’Emilia Romagna o altre, rimborsano agli ospedali pubblici e privati perchè siamo in piano di rientro”.
“Facciamo esempi: una quadrantectomia di una mammella per neoplasia, senza metastasi ai linfonodi viene retribuita a circa 2.300 euro; con le metastasi sono 2.700 perchè è un DRG complicato. In altre realtà italiane il costo, stabilito dalle regioni stesse, è di molto maggiore. Altro esempio: se noi facciamo in un’unico intervento alla mammella anche l’impianto di una protesi, questo ha un costo che si aggira intorno agli 800 euro, e viene remunerato dal sistema sanitario regionale, per circa 3.300 euro. In Lombardia viene retribuita per circa 5.000 euro”.
“Chi si occupa di sanità in Calabria, di sanità ne capisce veramente poco”
“Se impedisco a professionalità e a iniziative private che investono e acquistano strumentazioni nel fare questo tipo di attività è chiaro che il privato locale che potrebbe dare risposte, viene bocciato. Ma quelle donne che qui non trovano risposte adeguate allora, sono costrette ad andare fuori. Ed è chiaro dunque che la Regione, non so se volontariamente o involontariamente, favorisce la migrazione sanitaria”.
“La Regione Calabria, la struttura commissariale, potrebbe verificare gli standard di qualità delle strutture che offrono certi servizi ma bisogna anche avere un’apertura mentale per capire come realmente vogliamo evitare la migrazione sanitaria e costruire professionalità. Più si lavora più si formano professionisti, si migliora, ci si confronta e si va avanti. E questo discorso non riguarda non solo la patologia strettamente legata alla senologia o alle patologie della mammella e dunque alle donne, ma anche diversi altri campi della medicina e della chirurgia”.
“Non si vuole – spiega ancora la d.ssa Minisci – affrontare un discorso ampio con tutti i soggetti che operano nella sanità, con la volontà vera e autentica di dare risposte utilizzando al meglio quello che c’è. E questo accade perchè chi si occupa di sanità in Calabria, di sanità ne capisce veramente poco. Ci sono variabili che vanno affrontate e capite, e applicate al meglio utilizzando le risorse. Se si vuole uscire da un piano di rientro – conclude la direttrice sanitaria di Villa del Sole – le professionalità qui ci sono per dare tutti i suggerimenti. Ma serve la volontà di sedersi attorno ad un tavolo e pianificare con chi la sanità la fa”.
 
                         
                                 
                                 
                                 
                                 
                                 
                                 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
		
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