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Sanità, cure fuori Calabria: interrogazione al ministro della Salute

Calabria

Sanità, cure fuori Calabria: interrogazione al ministro della Salute

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“Sul mancato controllo della spesa per le cure fuori della Calabria, i deputati M5s Francesco Sapia e Dalila Nesci hanno presentato un’interrogazione in commissione Sanità, rivolta ai ministri della Salute, Giulia Grillo, e per gli Affari regionali, Erika Stefani”

 

CATANZARO – . Lo riferisce un comunicato diffuso dai due parlamentari. “Quali iniziative di competenza – chiedono Sapia e Nesci – il Ministro della Salute intende avviare, anche per il tramite della struttura commissariale, al fine di agevolare opportuni accertamenti circa la corrispondenza tra dati disponibili e fatti, in ordine alla mobilità sanitaria negli ultimi 10 anni dei residenti in Calabria?”.

“L’atto parlamentare – affermano i due deputati 5stelle – nasce dalla notizia, riportata dalla testata giornalistica ‘Corriere della Calabria’, secondo cui, in base a un raffronto sui dati disposto da Antonio Belcastro, nuovo capo del dipartimento della Regione Calabria Tutela della salute, per gli ultimi dieci anni ammonterebbe a oltre mezzo miliardo la somma che le Regioni del Centro-Nord, in cambio di prestazioni sanitarie erogate da strutture dei propri territori a cittadini calabresi, avrebbero percepito senza alcuna verifica da parte degli uffici regionali di Catanzaro”.

“Nella nostra interrogazione – proseguono Sapia e Nesci – si fa anche riferimento all’intenzione, annunciata da Franco Pacenza, consulente del governatore Mario Oliverio, di costituire un Nucleo di valutazione della spesa regionale relativa alla mobilità sanitaria, anche per il passato. Si tratta di un’ammissione grave. Significa che finora la burocrazia calabrese non ha mai contestato il conto presentato da altre Regioni. Oliverio non potrebbe mai ritenersi estraneo perché il caso riguarda il dipartimento regionale Tutela della salute, il cui personale è stato peraltro ridotto all’osso. Nell’indifferenza cronica del governatore, che pure conosce bene il problema, lì c’è una pesante carenza di unità dirigenziali e amministrative per il sostegno, previsto dalle norme, dell’attività dei commissari governativi delegati all’attuazione del piano di rientro”.

Guccione: sull’emigrazione calabrese bisogna discuterne in Consiglio Regionale

“Nel corso della Terza Commissione ‘Sanità, Attività sociali, culturali e formative’ del Consiglio regionale è stato audito il direttore generale del Dipartimento Salute, Antonio Belcastro, che ha illustrato quello che è emerso nella Conferenza delle Regioni in merito all’emigrazione sanitaria passiva”. Lo afferma, in una nota, il consigliere regionale Carlo Guccione. “La Regione Calabria, solo dopo 4 anni e mezzo dall’inizio di questa legislatura – aggiunge – ha inteso contestare alcuni aspetti dell’emigrazione sanitaria passiva calabrese nei confronti delle altre regioni, facendo emergere alcuni evidenti distorsioni.

Per esempio, è stato accertato che alcuni pazienti non residenti in Calabria hanno gravato sull’emigrazione passiva calabrese. E che, inoltre, migliaia di ricoveri di calabresi in altre regioni sono risultati inappropriati e quindi non potevano essere a carico della sanità calabrese regionale. Dopo una lunga trattativa è stato accertato un risparmio di 22 milioni di euro. Ciò è avvenuto dopo quel minimo controllo che il Dipartimento Salute e la Giunta hanno effettuato, ma che dovevano e potevano esercitare in questi quattro anni e mezzo facendo risparmiare almeno 200 milioni di euro”.

“Ritengo che questa drammatica situazione, emersa solo oggi – dice ancora Carlo Guccione – debba essere discussa con urgenza in Consiglio regionale, dove si dovranno prendere le adeguate contromisure. Entro fine marzo vanno trovate tutte le soluzioni necessarie per evitare il blocco del turn-over e l’aumento di Irap e Irpef alle aliquote massime. Il disavanzo della sanità pubblica al 31 dicembre 2018 era di 215 milioni e già oggi è sceso a 120 milioni di euro. Vanno trovati ulteriori 20 milioni per impedire che, per chiare responsabilità e un pressapochismo dilettantesco, la Calabria rischi un’ulteriore penalizzazione per la sanità regionale”.

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