Non ci sono braccialetti, indagato rimane in carcere

Domiciliari con il braccialetto elettronico per H.T., marocchino accusato di maltrattamenti in famiglia. Ma c’è carenza del dispositivo e rimane in carcere

COSENZA – Era stato arrestato lo scorso 22 dicembre dalla polizia di Stato, H.T., 30 anni, con le accuse mosse dalla convivente e madre dei suoi due figli di uno e quattro anni. Per lui era stata disposta la custodia domiciliare con braccialetto elettronico ma ad oggi ancora è in carcere perchè l’Amministrazione è carenze di dispositivi elettronici, tutti già impegnati. Quindi il 30enne difeso dall’avvocato Chiara Penna, attualmente rimane in carcere. La difesa fa sapere che entro i prossimi 15 giorni si dovrà decidere il rito con cui affrontare processo. Processo che per la difesa presenta molte sbavature, circostanze tutte da verificare.

L’accusa di avere picchiato la convivente sarebbe tutta racchiusa in un certificato di prognosi rilasciato dall’Annunziata di 4 giorni. Così come i maltrattamenti sarebbero consistiti solo in minacce morali ossia nel rimproverare ed insultare la donna di non essere una brava mamma ma non ci sarebbe alcuna traccia di maltrattamento fisico. Sarebbe da provare anche la violenza sessuale subita dalla donna considerato che non sarebbero presenti prove che dimostrino l’avvenuta violenza.

Una storia dunque tutta da provare. La vittima agli inquirenti avrebbe dichiarato che il convivente era spesso ubriaco e le violenze ripetute erano da lui ‘giustificate’ dallo stile di vita ritenuto “troppo occidentale”e che non aveva mai denunciato nulla per via delle minacce di morte che il compagno le indirizzava. Il Tribunale ha disposto il giudizio immediato per il prossimo 14 marzo