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Cosenza, operazione Dogs: Mazzocca esce dal carcere

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Cosenza, operazione Dogs: Mazzocca esce dal carcere

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L’operazione antidroga nella città bruzia nel mese di ottobre scorso porto all’applicazione di 14 misure cautelari tra cui l’arresto e la detenzione in carcere di Mazzocca, uno dei principali indagati del filone investigativo. Il Gip ha accolto le richieste della difesa applicando la misura meno afflittiva dei domiciari

 

COSENZA – A suo carico ci sono 15 capi di imputazione per spaccio di stupefacente in particolare cocaina, in una sola occasione eroina e metadone. Mazzocca 39enne difeso dall’avvocato Giorgia Greco lascia il carcere per ritornare a casa dove continuerà la detenzione ai domiciliari. Il giudice Benigno ha accolto la richiesta di revoca della custodia cautelare in carcere presentata dalla difesa. Mazzocca è stato tratto in arresto il 29 ottobre scorso durante il blitz della squadra mobile della polizia di stato nell’operazione denominata “Dogs” in cui finirono indagate 14 persone.

I fatti contestati risalgono agli anni tra il dicembre 2016 e novembre 2017.  Nello specifico Mazzocca è accusato anche della cessione di una dose di cocaina che avrebbe provocato non volutamente la morte di una ragazza per overdose riconducibile a cocaina e metadone

I dettagli dell’operazione

Per due persone fu disposta l’applicazione della custodia cautelare in carcere mentre per un soggetto fu applicato il regime dei domiciliari con il braccialetto elettronico. Ancora, per altre sei persone, disposti gli arresti domiciliari presso l’abitazione di residenza e per altri 4 soggetti, misura di divieto di dimora nel Comune di Cosenza. Una donna indagata in stato di libertà.

Tra i particolari delle indagini emerge come, nell’agosto 2016, a seguito di una perquisizione nel quartiere popolare di via Popilia, nell’abitazione di un soggetto con precedenti specifici in materia di stupefacenti, era stata trovata una certa quantità di eroina e materiale per il confezionamento, nonchè denaro contante. Poi la morte a dicembre della donna per overdose, e la seconda indagine avviata a seguito del decesso in via Rivocati. La donna sarebbe morta utilizzando la stessa droga trovata durante una perquisizione di un soggetto sul quale, ovviamente si sono concentrate le indagini degli inquirenti. Le due attività sono state però riunite perchè avevano diversi punti in comune e grazie ad intercettazioni telefoniche, ambientali, perquisizioni e sequestri, è stato possibile fare piena luce sull’esistenza di un gruppo di persone, che di fatto,  spacciavano a Cosenza e nell’hinterland.

E’ stato possibile infatti, accertare numerosi episodi di spaccio attraverso appostamenti e pedinamenti con relativo sequestro anche di singole dosi. Acquisite in quelle occasioni le dichiarazioni degli acquirenti della droga, è stato possibile arrivare al quadro probatorio che ha portato oggi alle ordinanze emesse contro i 13 indagati.

Lo spaccio “lampo” delle dosi

L’attività dei pusher avveniva con una certa velocità e lo spaccio avveniva maggiormente presso le abitazioni degli stessi spacciatori o nelle vie limitrofe. Incontri lampo fissati al telefono. E ci si metteva d’accordo utilizzando un linguaggio in codice. Inoltre gli indagati, spesso cambiavano le modalità o le schede telefoniche per tentare di evitare di essere rintracciati. A rendere complessa l’attività di indagine soprattutto i luoghi dove era difficile, per gli inquirenti, accedere ad esempio, con auto di servizio.

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