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Omicidio Cocò, richiesta di ergastolo per Donato e Campilongo

Ionio

Omicidio Cocò, richiesta di ergastolo per Donato e Campilongo

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Ergastolo per Cosimo Donato e Faustino Campilongo meglio noti come Panzetta e Topo, la richiesta del sostituto Procuratore della Distrettuale di Catanzaro Vincenzo Luberto. Ma Campilongo replica in videoconferenza “Sono innocente. Prego padre Pio tutti i giorni perchè sia fatta verità”

 

CASSANO IONIO (CS) – Nuova udienza presso la Corte d’Assise del Tribunale di Cosenza per il triplice omicidio di Cassano allo Jonio in cui morirono Giuseppe Iannicelli, il nipote di appena tre Anni, Cocò e la compagna di Iannicelli, la marocchina 26enne Ibtissam Touss.  I tre cadaveri furono ritrovati carbonizzati nei pressi di un casolare abbandonato in agro di Cassano il 19 gennaio del 2014 . La Corte presieduta dal giudice Giovani Garofalo con a latere Francesca De Vuono, ha ascoltato la requisitoria durata circa tre ore del sostituto Procuratore della Dda di Catanzaro Vincenzo Luberto, terminata con la richiesta di ergastolo. Richiesta che aveva anticipato già durante le prime fasi della requisitoria. Per i due presunti assassini l’accusa ha chiesto inoltre due mesi di isolamento diurno.

PERITI E CARABINIERI, LE INTERCETTAZIONI CHE PROVEREBBERO IL TENTATIVO DI SVIARE LE INDAGINI

Il sostituto Procuratore Luberto prima di ricostruire la dinamica del delitto maturato negli ambienti criminali della sibaritide ha sentito due periti e un carabiniere che hanno risposto alle domande su alcune trascrizioni ammesse come nuova prova  il 20 novembre scorso. Infatti, in quella data era prevista la requisitoria da parte dell’accusa che, invece, ha chiesto il vaglio di nuovi elementi di prova per il processo in corso che proverebbero il tentativo da parte degli imputati di sviare le indagini: un testimone avrebbe riferito di uno screenshot ricevuto da parte della marocchina Ibtissam Touss il 16 gennaio del 2014. Secondo l’accusa  la ricezione sarebbe avvenuta il giorno dopo il triplice omicidio, il 17 gennaio. Il cellulare della Touss non è mai stato ritrovato. Per la Distrettuale questi sarebbero elementi che comproverebbero la tesi grazie alle celle a cui il cellulare si sarebbe agganciato quel giorno. Gli elaborati peritali hanno trattato trascrizioni di intercettazioni telefoniche in lingua italiana e dialetto della zona arbëreshë, e ambientali all’interno di un’abitazione; le trascrizioni di cinque di sei conversazioni avute durante un colloquio in carcere; La verifica delle utenze di Campilongo nella notte della ricerca di Iannicelli Senior: i telefoni non hanno prodotto traffico nella giornata del 16 gennaio fino ad una certa ora e cioè per Donato Cosimo dalle 17:19 fino alle 18:45 ed aggancia le località  di Altomonte San Nicola e la cella serve anche il comune di Firmo. La comparsa del dato sul tabulato è dalle 18:45 c’è un tentativo di chiamata tra Donato e Campilongo e la cella che aggancia è nel luogo dove sono stati rinvenuti i cadaveri, località Masseria.

Panzetta si trova a Tarsia con un percorso autostradale tra i due luoghi di circa 25 chilometri mentre in linea d’aria ci sono 17 – 18 chilometri. Prima delle 18:45 a chiamare Donato è un numero fisso “0981”. Alle 17:15 Donato contatta una utenza intestata ad una donna . Si trova in contrada Tarsia. A distanza di due giorni dall’omicidio Panzetta andava sovente anche a Timpone Rosso così come rilevato dalla mappatura eseguita dai carabinieri del Ros di Roma. Nelle intercettazioni si fa riferimento ad un incendio capannone del 10 settembre 2014 ad Altomonte dove c’era un evento della birra e furono incendiati due dei tendaggi che solo grazie all’intervento di due operai le fiamme non si sono propagate ad altre tendopoli. Altra intercettazione parla di Michele Bloise un grosso pregiudicato che all’epoca dei fatti dimorava tra Cassano e Firmo ed era dedito allo spaccio di stupefacenti insieme al fratello Vincenzo. E ancora si è parlato della denuncia da parte di Fausto Campilongo subito dopo il rinvenimento dei cadaveri, ai carabinieri della stazione di Lungro, la sparizione della moglie dando indicazioni con un biglietto con dati e generalità sbagliati a quelli reali, così come scritto nell’informativa dei carabinieri di Lungro, dicendo che si era sposato con questa marocchina con rito civile e che faceva da badante presso Iannicelli.

 

 

 

 

 

 

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