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Distrutto il Capital Cafè: nei guai finisce il proprietario
 
																								
												
												
											COSENZA – Fuoco “amico”. Il boato che sventrò la tranquillità notturna dei residenti di via Poplia, mandando in frantumi i vetri del bar “Capital Cafè” e incenerendo i locali dello stesso esercizio commerciale, nonchè le abitazioni del piano superiore, costringendo alla fuga gli inquilini del palazzo,
non è stata opera dei “signori” del racket, ma del proprietario dello stesso locale. A questa tesi conclusiva è arrivato il sostituto procuratore della Repubblica di Cosenza, Paola Izzo, sulla base degli accertamenti investigativi, effettuati nell’immediatezza del fatto dai vigili del fuoco del comando provinciale di Cosenza e dai carabinieri della stazione di Cosenza Nord, coordinati dal luogotenente Francesco Parisi. Sulla base di questi riscontri, il titolare dell’inchiesta giudiziaria, ha cristallizzato, nei confdronti di Francesco Porco, titolare del locale, l’atto di accusa di incendio e distruzione di cose proprie. La miccia della paura, non sfociata in tragedia, per l’intervento tempestivo dei pompieri e dei detective dell’Arma, era stata accesa nella notte tra il 6 e il 7 gennaio scorso. Verso le 2 di notte, un forte boato fece sussultare di paura i residenti di via Popilia. L’esplosione fu talmente forte che venne sentita anche a distanza dall’edificio interessato. Tra fiamme, scene di panico e paura, gli inquilini dei palazzi vicini al bar, scesero frettolosamente in strada, osservando impotenti e con le mani nei capelli, quella devastante scena apocalittica: le fiamme avevano divorato l’esterno e l’interno del bar, annerito i muri esterni del palazzo, nonchè l’esplosione aveva disintegrato i vetri di una lavanderia a fianco e aveva mandato in frantumi la tranquillità degli inquilini. Si pensò subito ad un messaggio intimidatorio dell’Antistato, considerato che, l’esercizio commmerciale, aveva aperto appena qualche settimana prima. Per giorni e giorni, le indagini furono allargate a 360 gradi. Vigili del fuoco e militari dell’Arma ispezionarono da cima a fondo il locale, l’esterno e i negozi vicini, alla ricerca di una traccia o di un indizio che li portasse, nella direzione giusta. A nove mesi di distanza l’inchiesta ha “partorito” una responsabilità precisa: quella di Francesco Porco. Il titolare dell’inchiesta, destiatario del provvedimento di notifica della chiusura delle indagini preliminari con la contestazione d’accusa per incendio e distruzione di cose proprie, assistito dall’avvocato Filippo Cinnante, suo legale di fiducia, avrà ora venti giorni di tempo per chiarire la sua posizione.
 
                         
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
		
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