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Obama cerca la rivincita: nuova sfida con Romney in tv
NEW YORK – Un’orgia di spot tv, una montagna di soldi, un martellamento ossessivo. Il pubblico dei nove Stati in bilicosarà anche
irritato dallo tsunami di annunci politici, ma allo stesso tempo sembra subirne l’impatto: ieri, a 24 ore dal secondo dibattito fra Mitt Romney e Barack Obama, il vantaggio accumulato da Romney in alcuni di questi Stati sembrava rafforzarsi, grazie alla valanga di spot, come in Virginia, New Hampshire, Florida. Eppure, parlando a una radio ascoltata dalla minoranza afro-americana, Obama ha avuto parole ottimiste: «Siamo in vantaggio negli Stati in bilico, e i dati dell’economia confermano che il Paese si muove nella giusta direzione».
Effettivamente, a livello nazionale, il presidente conserva un vantaggio, seppur statisticamente trascurabile, sul rivale. L’ultimo dei sondaggi approfonditi, quello dell’Abc-Washington Post pone Obama al 49 e Romney al 46 per cento. Tuttavia nel leggere domande e risposte si nota che Obama vanta un piccolo vantaggio su tutti i temi: il 52% crede che meriti «almeno parte del plauso» per il calo del tasso di disoccupazione, il 42% pensa che Obama abbia ragione e che il Paese stia marciando nella direzione giusta (nel 2008 lo pensava solo l’8% degli elettori). Obama è considerato più simpatico, più umano, più onesto, e – questa è una sorpresa – più affidabile per gestire l’economia.
L’economia doveva essere il punto forte di Romney, e invece le percentuali sono di 48 a 44 a favore del presidente. Detto ciò, Obama non ha la vittoria in tasca. Lo stesso sondaggio dimostra che nel suo elettorato non c’è l’entusiasmo che c’è fra i repubblicani, e questo può tradursi in una maggiore affluenza alle urne a favore dell’ex governatore del Massachusetts. Non solo: Romney ha più soldi, e intende usarli per sommergere Obama di spot tv. Già la scorsa settimana il divario di spese è stato grosso: il partito dell’elefante ha investito quasi 42 milioni di dollari in spot tv, contro 23,5 dei democratici.
Su questo sfondo, stasera i due candidati si scontreranno per il secondo dei tre dibattiti. Sarà un dibattito stile assembleare, in cui a porre le domande sono persone che non hanno ancora deciso per chi votare. Il format è in genere favorevole al presidente, che riesce a interagire con calore con il pubblico. Sappiamo però che Mitt Romney non ha cambiato la sua strategia, considerato quanto lo ha aiutato nel dibattito del 3 ottobre: chiuso nel suo quartier generale di Boston, Romney ripassa come andare all’attacco, e ci si aspetta che accusi il presidente di aver sbagliato nella gestione della recente crisi in Libia, che è costata la vita all’ambasciatore Chris Stevens e altri tre funzionari americani. Obama invece la sua strategia la sta cambiando: andrà anche lui all’attacco. Ma si sta allenando a farlo con grazia e cautela. A un uomo di colore non è concesso sembrare troppo infervorato, se non vuole che gli si appiccichi addosso la letale etichetta di «angry black man», «il nero arrabbiato».
Ilmessaggero.it
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