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Intimidazione al presidente del Valle Crati, riparte il processo

Cosenza

Intimidazione al presidente del Valle Crati, riparte il processo

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rango zingari

Un nuovo giudice a presiedere il collegio giudicante e il processo riparte ex novo. Imputato Pezzulli accusato di tentata estorsione a Maximiliano Granata

 

COSENZA – Riprende il processo in composizione collegiale (presieduto dal giudice Ianni) nelle aule del Tribunale di Cosenza a carico di Francesco Pezzulli, accusato di tentata estorsione ai danni di Maximiliano Granata, il presidente del consorzio Valle Crati, che si occupa di smaltimento dei rifiuti liquidi e solidi urbani. L’estorsione sarebbe caratterizzata dall’incendio dell’autovettura, un’Audi A6, avvenuto il 5 maggio del 2015, parcheggiata in via Colletta, a Cosenza.

Le attività investigative della squadra mobile della polizia di Stato coordinate dal pubblico ministero Donatella Donato, hanno portato ad individuare l’attuale imputato Pezzulli – difeso dall’avvocato Nicola Mondelli-, ex dipendente della cooperativa che effettuava la vigilanza dell’impianto di Coda di Volpe che non avrebbe accettato di non essere stato riassunto dal presidente del Valle Crati in quanto il consorzio non rinnovò più i contratti con alcune delle cooperative tra cui quella in cui era assunto Pezzulli. Quest’ultimo avrebbe assillato di telefonate Granata per essere ricevuto e riassunto. Non riuscendo nel suo intento avrebbe poi incendiato nella notte l’auto. Le prove del gesto intimidatorio sarebbero state riscontrate nelle intercettazioni telefoniche e nelle dichiarazioni di un testimone oculare che avrebbe visto, la notte dell’incendio, una persona scendere da un’automobile rossa con un contenitore di benzina e appiccare fuoco all’Audi di Granata.

Per via del cambio del presidente del collegio (il giudice Ianni subentra a Di Dedda), la difesa non ha prestato il consenso all’acquisizione degli atti. Oggi, quindi, sono stati risentiti alcuni teste (Greco e l’ingegnere Bartucci, funzionario del comune di Cosenza) già escussi dinanzi al collegio in diversa composizione, nelle udienze precedenti, che hanno confermato le dichiarazioni rese e per i quali sono state acquisite le sit, e un operatore di polizia giudiziaria che ha effettuato le indagini e che ha risposto alle domande dell’accusa e della difesa.

«Ho assunto a sommarie informazioni la parte offesa in più circostanze e poi a seguito dell’escussione degli addetti del consorzio del depuratore ho acquisito il registro di transito delle automobili e quindi degli accessi al depuratore dove abbiamo constatato esserci il nome dell’imputato con l’autovettura risultata essere l’auto individuata successivamente dai colleghi. Il colore era rossa. Questo ovviamente è stato un accertamento in cui sono stati svolte anche attività tecniche a cui io non ho partecipato. Noi inizialmente abbiamo preso in carico la denuncia. Non eravamo presenti sul posto la sera dell’incendio. Subito dopo abbiamo iniziato le attività tecniche di intercettazioni ambientali a carico dell’imputato. La difesa ha poi posto all’operatore di polizia giudiziaria domande in merito alle intercettazioni telefoniche.

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