Provincia
C’era una volta la Pagliara: la triste fine dell’impianto in mano a vandali e sciacalli (FOTO e VIDEO)
COSENZA – La fine ingloriosa della Pagliara. Alcuni siti Internet dedicati al turismo invernale ancora la consigliano tra le loro pagine, indicandola come una delle stazioni sciistiche di riferimento dell’altopiano silano. La Pagliara in località Fago del Soldato, a circa 7 chilometri da Camigliatello Silano era davvero una piccolo gioiello. Siamo nei primi anni ’90 quando su iniziativa dell’allora amministrazione comunale di Spezzano della Sila, per rilanciare e promuovere il turismo del territorio silano, fu proposta la realizzazione di un moderno impianto di risalita con annessa costruzione di un ristorante-rifugio in località “Fago del Soldato”, in una zona dove si trovava il primo impianto di risalita dell’Altopiano e dismesso da tempo.
La seggiovia della Pagliara
Frutto del lavoro di privati e istituzioni pubbliche a tutti i livelli (la Regione finanziò l’acquisto dell’impianto di risalita) nacque così la Pagliara: una moderna stazione con seggiovia biposto che si “inerpicava” fino a 1.750 metri di Monte Scuro e serviva due tracciati, innevati anche artificialmente, corti, ma molto divertenti. Ma la caratteristica principale della stazione era la possibilità di sciare anche di notte, grazie ad un potente impianto di illuminazione lungo la pista. A valle il confortevole rifugio con ristorante ed ampi spazi verdi.
Questa era un tempo la Pagliara, oggi un luogo abbandonato al proprio triste destino che fa quasi paura. Quando si arriva nel grande spiazzale la prima sensazione che si prova è quella di trovarsi al capezzale di un malato terminale. Desolazione ovunque, sporcizia, degrado ed un cartello che sa quasi di beffa “Il presente progetto è stato realizzato con lo stanziamento di fondi per lo sviluppo regionale“. Si avverte solo il rumore del vento che fa cigolare quel che resta della seggiovia biposto. Del piccolo gioiello non è rimasto praticamente nulla. Ladri e sciacalli lo hanno depredato portando via tutto, persino i fili dell’impianto elettrico. Uno scempio che resiste solo ai pochi che arrivano in zona nel fine settimana per praticare lo sci di fondo ed effettuare escursioni con le ciaspole nell’anello di Monte Scuro lungo 15 chilometri. In particolare sono famiglie che arrivano dalla Puglia e dalla Sicilia. La Calabria invece, quel posto sembra averlo dimenticato.
L’incendio nel 2010 e poi il silenzio
Erano i primi giorni d’ottobre, esattamente la notte tra il 2 e 3 di 8 anni fa, quando i vigili del fuoco furono chiamati ad intervenire per spegnere un vasto rogo scoppiato all’interno del rifugio ristorante. I pompieri lavorarono diverse ore per domare le fiamme divampate nella struttura che dopo quasi vent’anni di attività, da quel momento cessò definitivamente di essere un luogo simbolo non solo dei cosentini, ma dei turisti e di tutti gli amanti della montagna. Gestito inizialmente dalla S.p.A. Magna Sila Progetto 92, finito poi in altre mani, la struttura si trovava in liquidazione per mancanza di fondi e nonostante i tentativi per rilanciare il ristorante-rifugio di località Fago del Soldato, quell’incendio “spense” per sempre anche la più remota possibilità di rilancio. Dell’impianto immerso nelle meraviglie dell’Altopiano silano non è rimasto nulla. Nel corso degli anni furono lanciati diversi appelli sia all’allora presidente della Regione Calabria Giuseppe Scopelliti che all’ex presidente della Provincia Mario Oliverio, oggi governatore della Calabria, ma nulla è stato fatto. Nessuno si è più occupato della possibilità di far tornare in vita e riqualificare l’impianto.
Da anni si parla di rilancio turistico della Sila, di comprensorio sciistico, di progetti e di promozione. Tutto sulla carta, tutto nelle intenzioni e tutto apparentemente archiviato in una terra, lo ripetiamo per l’ennesima volta, che potrebbe e dovrebbe vivere di luce propria. E mentre si attende ancora di conoscere il destino degli impianti di Lorica, nuovi e ultramoderni, non entrati ancora in funzione, un altro posto muore nel degrado e nel silenzio generale.
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