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Sistema Rende, “verdetto” per Principe il primo marzo

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Sistema Rende, “verdetto” per Principe il primo marzo

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Sentenza per gli imputati che hanno scelto il rito abbreviato e per Principe, Gagliardi, Ruffolo e Bernaudo che hanno optato per l’ordinario

RENDE – Sistema Rende, si attende la sentenza fissata per il primo marzo al termine delle discussioni, oggi, da parte del collegio difensivo degli imputati che avevano chiesto di essere giudicati con il rito abbreviato. Nella stessa data il giudice deciderà anche per chi ha optato per il rito ordinario tra cui l’ex sottosegretario Sandro Principe.
Il 29 maggio scorso, nell’aula bunker del Tribunale di Catanzaro, al termine della requisitoria, il pubblico ministero della Distrettuale, Pierpaolo Bruni chiese la condanna per gli imputati che scelsero il rito abbreviato: 6 anni per Michele Di Puppo e Adolfo D’Ambrosio; 4 anni per Patitucci e Umberto Di Puppo; 1 anno e 4 mesi per Mirabelli e Lento. Rinvio a giudizio per chi optò per il rito ordinario, tra cui Principe, Gagliardi, Ruffolo e Bernaudo.

L’inchiesta della Dda, sui presunti intrecci tra politici ed esponenti del clan Lanzino – Rua, culminò il 23 marzo del 2016 in una serie di arresti domiciliari per l’ex sottosegretario Sandro Principe, l’ex sindaco di Rende, Umberto Bernaudo, l’ex consigliere regionale Rosario Mirabelli (candidato alle regionali del 2014 nella lista “Oliverio presidente”, nella quale ha riportato 4.780 voti) e l’ex consigliere provinciale Pietro Ruffolo. Tra i politici arrestati c’era inoltre l’ex consigliere e assessore comunale Giuseppe Gagliardi. In carcere l’ordinanza fu notificato ai presunti “boss”, elementi di spicco della cosca Lanzino-Ruà, Adolfo D’Ambrosio, Michele di Puppo, Francesco Patitucci e Umberto di Puppo. Tra gli arrestati anche Marco Paolo Lento presunto intermediario tra i politici e la cosca.

Sono accusati di concorso esterno in associazione mafiosa, voto di scambio e corruzione aggravata dalla finalità mafiosa. Per gli inquirenti Principe, Bernaudo e Ruffolo si sarebbero accordati con gli esponenti della cosca che avrebbero poi beneficiato con «condotte amministrative di favore». Inoltre, i tre politici avrebbero agevolato la cosca in cambio di “procacciamento di voti” per le elezioni comunali, provinciali e regionali, rispettivamente le prime due del 2009 e la terza del 2010.
Il pubblico ministero ribadì, nella requisitoria, che le accuse a Principe si basavano sulle dichiarazioni dei pentiti e soprattutto dalle dichiarazioni di persone informate sui fatti e di intercettazioni in cui i capi dell’organizzazione ammettevano di aver fatto campagna elettorale per l’onorevole Principe.
Nel collegio difensivo, tra gli altri, gli avvocati Giuseppe Manna, Franz Caruso, Franco Sammarco, Marco Amantea, Francesco Tenuta, Luigi Gullo, Cesare Badolato, Laura Gaetano, Angelo Pugliese, Gianluca Garritano, Paolo Pisano, Francesco Calabrò.

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