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Latitante percepiva i contributi dell’Agea, sequestrati i beni di affiliati alla cosca Crea

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Latitante percepiva i contributi dell’Agea, sequestrati i beni di affiliati alla cosca Crea

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RIZZICONI (RC) – Operazione questa mattina della Polizia di Stato finalizzata al sequestro di beni per un valore di circa sei milioni di euro ai principali esponenti della cosca di ‘ndrangheta Crea, operante nel territorio di Rizziconi.

Il sequestro dei beni rappresenta l’evoluzione delle indagini “Deus” condotte dalla squadra mobile di Reggio e coordinate dalla Dda reggina, a conclusione delle quali, il 4 giugno 2014, erano finite in manette 16 persone, per associazione mafiosa, estorsione, intestazione fittizia di beni e truffe alla Comunità Europea. Tra i destinatari del provvedimento restrittivo, oltre a Teodoro Crea, 76 anni, capo storico della famiglia, e buona parte del suo nucleo familiare, figuravano anche altri esponenti di spicco della ‘ndrina, come Antonio Crea detto “u Malandrinu” e Domenico Crea (61) detto “Scarpa Lucida”, un ex assessore e due ex consiglieri comunali di Rizziconi.

L’inchiesta aveva evidenziato l’assoluta egemonia dei Crea, esplicata sul territorio come una vera e propria “signoria”, sia nell’esercizio delle tradizionali attività criminali che nel totale condizionamento della vita pubblica, tanto da determinare, nel 2011, lo scioglimento del Consiglio comunale di Rizziconi.

Nel corso delle indagini è emerso anche che il 37enne Giuseppe Crea, nonostante fosse latitante dal 2006, attestava falsamente di essere un imprenditore agricolo, procurandosi così l’indebita erogazione da parte dell’Agea dei contributi comunitari relativi al Piano di Sviluppo Rurale per oltre 180 mila euro. Analogo reato era stato contestato al padre Teodoro Crea, alla madre Clementina Burzì e alla sorella Marinella, per contributi pari a quasi 50 mila euro. Il sequestro di oggi – proposto dal questore di Reggio Calabria Raffaele Grassi – ha riguardato beni riconducibili per gli investigatori a Teodoro Crea, attualmente sottoposto al regime del 41 bis, i figli Marinella, Giuseppe e Domenico (32) – questi ultimi due attualmente latitanti – Antonio Crea e Domenico Crea, attualmente detenuti.

Secondo l’accusa, sarebbero riusciti, grazie alla loro appartenenza al clan mafioso, ad accumulare un ingente capitale, sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati. Sono stati così sequestrati un edificio di pregio dove vive Teodoro Crea e le famiglie dei figli Giuseppe e Domenico, una villa di pregio, sei appartamenti, un immobile in costruzione; un locale destinato all’attività commerciale, due stabili adibiti, rispettivamente, a caseificio e abitazione, sei stalle, 22 terreni, l’impresa “Il Punto”s”, attiva nel campo della gastronomia, una quota del 20% del capitale della società “Crea Moda srl” attiva nel campo del commercio all’ingrosso e al dettaglio di abbigliamento, pelletteria, pellicceria, calzature, conti correnti e titoli Agea.

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