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Cancro ed inquinamento, la responsabile del registro: ‘Non aspettiamo di diventare la terra dei fuochi’
 
																								
												
												
											COSENZA – Anna Giorno è un’oncologa che dal 2009 si occupa di reperire le cartelle cliniche di tutti i calabresi affetti da patologie oncologiche.
Un lavoro certosino che compie quotidianamente con abnegazione tra mille difficoltà. ‘’Il Registro Tumori – spiega la responsabile in forze all’Asp di Cosenza – non è una mera elencazione di numeri. Noi seguiamo ogni paziente per risalire a dove e quando si è ammalato e dove e come è stato curato. Il reperimento dei dati è estremamente difficile soprattutto nella nostra regione dove c’è la più alta migrazione sanitaria d’Italia in campo oncologico. Il tutto nella provincia più estesa del Paese che conta 155 Comuni e 750mila abitanti. Si parla di dati che vanno interpretati ed elaborati per aver un senso.
Un esempio. Se noi – continua Anna Giorno – quest’anno abbiamo avuto mille ricoveri e l’anno scorso cinquecento, vuol dire che sono aumentati i casi di cancro o che facciamo prima diagnosi di cancro? Sono aumentati i pazienti perché sono stati curati e sopravvivono di più o è colpa degli effetti dell’inquinamento della Marlane di trenta anni fa? L’ipotesi e l’approccio cambia e una pessima notizia si trasforma in un buon risultato. Solo l’interpretazione dei dati di mortalità attraverso il registro tumori può risponderci. Con dichiarazioni affrettate abbiamo distrutto la pesca e il turismo sul Tirreno cosentino nel cosiddetto periodo delle ‘navi dei veleni’. Bisogna stare attenti, io non nego né affermo nulla se il registro tumori non è completo. Non devo essere io a dire che ci sono tanti tumori su un territorio affinché si bonifichino i siti inquinati, c’è l’Arpacal che fa rilevazioni sull’ambiente. Quando arrivo io con i miei dati sui tumori il dado è tratto, i danni sono già stati fatti. Se prendiamo come campione un paesino di poche anime, dove sono quasi tutti parenti, mangiano allo stesso modo e dove si registrano tanti casi di cancro del colon è chiaro che nella stessa palazzina si possono avere più casi, ma non si può ricondurre a un problema ambientale. Posso dire fate una colonoscopia di controllo, non state attenti morirete tutti.
Non aspettiamo di diventare la terra dei fuochi. Non credo che l’ecomafia si sia fermata ad Eboli come Cristo. Il dubbio che ci sia elettrosmog o rifiuti radioattivi deve essere sufficiente per fare dei rilievi approfonditi non devo arrivare io a dire che lì ci sono mille morti per far fare le analisi dei terreni. Perché se il sito è contaminato magari oggi non trovo neanche un malato e tra cinque anni si scatena l’inferno. Cosa facciamo aspettiamo i morti? La Regione Calabria deve uscire dai canoni del ‘poi vediamo’ ed affrontare la situazione ‘di petto’. C’è una petizione popolare che sollecita l’istituzione del registro tumori. La giunta Scopelliti ci ha abbandonato, ora con il nuovo dirigente dell’Asp di Cosenza, Filippelli, che è un oncologo, e già prima con Palumbo l’attenzione verso il registro tumori è decisamente maggiore, c’è stata un’inversione di rotta. A livello oncologico a Cosenza abbiamo delle professionalità eccellenti. All’Annunziata, a Paola, a Castrovillari, a Rossano ci sono buoni chirurghi, ma si lavora in modo caotico perché manca personale (non si fanno concorsi da vent’anni) e infrastrutture. Cerchiamo di infilare il paziente fuori prenotazione, fare i salti mortali per rispondere alla forte domanda di salute con quello che abbiamo.
Spesso è più facile e veloce fare una risonanza o un intervento a Bologna che non a Cosenza dove bisogna chiedere di far fare gli esami ai pazienti quasi fosse un favore personale. Dopo cinque anni di piano di rientro siamo a Beirut, non ne possiamo più, la sanità va riorganizzata in un’ottica medica non matematica. Il Registro tumori fa capire che se a Castrovillari o a Paola il cancro dell’intestino viene curato fuori regione è in quei reparti che vado ad intervenire. Anche perché abbiamo un sistema abbastanza efficace per sconfiggere il cancro, sinceramente ci sono patologie che mi spaventano molto di più come ad esempio l’alzheimer di fronte a cui siamo inermi. C’è sete di assistenza in questa regione. I calabresi vogliono essere curati, non vogliono più ascoltare le storie di assunzioni preelettorali e dirigenti sanitari plurindagati. Quello che duole è che i cittadini non protestino con forza. Urlano al Pronto Soccorso, ma poi finisce lì nessuno va in direzione generale a reclamare i propri diritti”.
 
                         
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
		
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