Segnala una notizia

Hai assistito a un fatto rilevante?
Inviaci il tuo contributo.

Richiedi info
Contattaci

Apocalisse, il pentito Pellicori svela “la lista del contabile”

Cosenza

Apocalisse, il pentito Pellicori svela “la lista del contabile”

Pubblicato

il

Tra i consumatori il figlio di un ex assessore comunale bruzio con un debito nei confronti del clan di 700 euro. Rivendeva la droga all’interno della comitiva per risanare la sua posizione.

 

COSENZA – Tra i consumatori c’era anche il figlio di un assessore comunale bruzio che, nella famosa lista del contabile, aveva un debito di 700 euro per la cessione di sostanza stupefacente. La spacciava esclusivamente all’interno della ristretta cerchia di amici, la comitiva che frequentava, così da rientrare dal debito con il gruppo.  Processo Apocalisse, si ritorna in aula con il pentito Luca Pellicori, braccio destro di Marco Perna, presunto boss dell’associazione dedita allo spaccio di droga. Nell’udienza durata circa cinque ore Pellicori ha terminato di essere sentito dalla pubblica accusa. Nella scorsa udienza aveva chiesto di abbandonare il sito protetto per poter raggiungere l’aula di Tribunale anche in ragione di alcune prove documentali che il pm della Distrettuale Falvo aveva chiesto di prenderne visione. Autorizzazione negata, Pellicori oggi ha terminato l’esame da parte dei pm della Dda, ancora da località protetta in videoconferenza.

Nel processo, che si sta svolgendo con il rito ordinario, sul banco degli imputati ci sono Marco Perna 41 anni; Pasquale Francavilla 40 anni; Giovanni Giannone 46 anni; Andrea Minieri 34 anni; Giacinto Bruno 43 anni; Alessandro Marco Ragusa 28 anni; Giuseppe Chiappetta 32 anni; Alessandro Andrea Cairo 23 anni; Andrea D’Elia 23 anni; Ippolito Tripodi 22 anni; Bruno Francesco Calvelli 25 anni; Denis Pati 23 anni; Luca Pellicori 40 anni; Danilo Giannone 26 anni; Paolo Scarcello 24 anni; Francesco Scigliano 23 anni; Domenico Caputo 38 anni; Francesco Porco 37 anni; Giuseppe Muto, 31 anni e Alessandro Marco Ragusa, 29 anni. Il 12 novembre del 2015 la Dda di Catanzaro sgominò un’organizzazione dedita al traffico di sostanze stupefacenti guidata dal clan Perna. Vennero emessi 19 provvedimenti di fermo nei confronti nei confronti della cosca operante a Cosenza e nell’hinterland e dedita principalmente al traffico di cocaina, hashish e marijuana.

Apocalisse deposito

Insieme ad pm Falvo anche il collega Assumma. Pellicori rimarca ancora i dissidi avuti con Marco Perna all’uscita dal carcere per andare ai domiciliari dal 27 maggio 2016 al 13 aprile del 2017. “Con Marco Perna c’eravamo freddati e abbiamo avuto delle discussioni. Poi ci siamo riavvicinati, io avevo il braccialetto elettronico. Veniva sempre lui a casa mia dove c’era un servizio di videosorveglianza. Insieme cercavamo di recuperare crediti in sospeso e acquistavamo droga da G.S. Marco Perna gestiva tutto, noi non potevamo muoverci. Noi abbiamo sempre tirato una fila, sempre con il consenso suo. Avevo installato un circuito di videosorveglianza perché lui poteva scendere sempre a casa mia: Marco abita al sesto piano, io al quarto nello stesso palazzo. Lui aveva messo la videosorveglianza prima di me. Ma i carabinieri avevano notato una telecamera incassata al muro. Lui le ha dovute togliere ma sempre su sua disposizione le ho montate io per vedere se arrivava la volante della polizia o la pattuglia dei carabinieri, così aveva il tempo di risalire a casa. Quando veniva a casa mia gestivamo i recuperi in corso da una lista» Il pubblico ministero ha chiesto poi le varie attività, dallo spaccio, alla consegna della roba, al recupero crediti. Pellicori ha raccontato che a volte anche lui partecipava alle attività per le esigenze che aveva: “quando ero in carcere 200 euro a settimana erano poche, con tre figli”. “A volte c’era M. P., un suo parente che era inserito in queste cose. Altri del gruppo li usava per fare le “ ’masciate”, c’era il “cagnolino di casa”. “Gli ultimi periodi ci muovevamo con contante per acquistare la roba, ma questo dopo il mio arresto. Prima quando c’ero io acquistavamo a credito, ogni mese e mezzo dai 10 ai 15 chili di hashish, 20 chili di marijuana, un panetto da un chilo di cocaina».

La Distrettuale si è poi soffermata sulla lista per analizzare tutti i nomi e i soldi che il gruppo Perna, secondo la testimonianza del collaboratore di giustizia doveva recuperare. Accanto ad ogni nome c’era un residuo, ossia Chi lavorava per il gruppo (in qualche caso anche semplici assuntori) acquistavano la droga, hashish, cocaina o marijuana a secondo della zona, dello smercio e del momento e man mano che pagavano il contabile, in questo caso Pellicori, sottraeva alla somma debitoria. La lista era in duplice copia, una delle quali era in mano di Marco Perna. Pellicori ha sottolineato che la sua la faceva siglare così da evitare discussioni in caso di eventuali ammanchi di denaro. I soldi intascati li nascondeva a casa sua o a casa della cognata. Quando la somma era consistente in mazzette da cinquanta euro le consegnava a Marco Perna che le nascondeva a casa della madre. Per un certo periodo di tempo ci fu un terzo contabile e quindi una terza copia della lista di recupero crediti.

 

L’ingegnere, proprietario dell’autolavaggio, amico di Perna e la fuga in Brasile

Altra domanda a cui risposto Pellicori erano i rapporti tra l’ingegnere proprietario del lavaggio e Marco Perna “Era una persona per bene. Si conoscevano dal 2008, 2009, dall’uscita dal carcere in Franca. Era vicino a noi, era rispettato e stimato. Per ogni problema che aveva siamo sempre intervenuti noi. Una ditta che non voleva pagarlo sono andato personalmente io a parlare con il responsabile per risolvere il problema. L’ingegnere, nel caso l’esito del processo fosse andato male poteva fornirci degli immobili in Brasile di sua proprietà. Marco Perna in carcere ci aveva detto di chiedere tutti il rito ordinario e quindi seguire lo stesso discorso. Un giorno è sceso a casa mia e mi ha detto che se riuscivamo a recuperare 60 – 70 mila euro forse riuscivamo a prendere una condanna minima rispetto all’accusa. Se invece fosse andata male cercavamo di cambiare nazionalità, andare via, scappare all’estero. Dovevamo attendere i tempi del processo e capire come andava a finire con l’attendibilità dei pentiti. Stavamo cercando di recuperare crediti consistenti. Marco Perna era messo bene io avevo un po’ di difficoltà”.

Sulla lista sono segnati nomi importanti nel panorama dello stupefacente bruzio e soprattutto si evidenzia la separazione delle zone, Paola, Lorica, Mendicino, Longobardi (su cui agiva un romano). Gli appartenenti al gruppo a loro volta avevano chi lavorava per loro. C’era anche “Banana” e i fratelli che venivano riforniti quando rimanevano a secco. Alcuni spacciatori arrivavano ad avere un debito anche superiore ai 100mila euro. Infatti al fondo della lista è riportato in più pagine la somma totale di circa 335 mila euro e in base ai clienti, ai pagamenti e alla vendita si aggiornava la lista e il totale.

 

L’acquisto delle pistole dagli slavi

Tra i consumatori c’era quindi il figlio dell’assessore comunale di Cosenza, ma anche il maestro di sci o il figlio del carrozziere. Durante l’udienza al collaboratore di giustizia è stato sottoposto un fascicolo fotografico già visionato durante l’interrogatorio del maggio 2017 per riconoscere tutti gli affiliati al gruppo. Interessante è stato il passaggio dell’acquisto di alcune delle armi per il gruppo all’università della Calabria dagli slavi. “Cinque le pistole acquistate a 600 euro ognuna. Due step per rifornire “gli armati” che nel gruppo erano sei, sette persone tra cui lo stesso Pellicori. Nella prossima udienza è fissato il controesame da parte della difesa rappresentata tra gli altri dagli avvocati Quintieri, Cinnante, Nucci, Calabrese, Manna, Lanzino, Pierluigi Pugliese, angelo Pugliese, Caputo, Vanadia, Pagliaro, Ingrosso, Gallucci e Perri.

 

LEGGI TUTTI GLI ARTICOLI CORRELATI

 

 

Pubblicità
Pubblicità .

Categorie

Social

quicosenza

GRATIS
VISUALIZZA