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Cosenza, muore ad otto anni di leucemia. Il rianimatore si rifiuta di intubarlo

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Cosenza, muore ad otto anni di leucemia. Il rianimatore si rifiuta di intubarlo

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Il bambino di otto anni è morto per “insufficienza del cuore sinistro con insufficienza respiratoria, edema polmonare acuto, in soggetto affetto da leucemia acuta (tipo Burkitt) in trattamento chemioterapico”. In particolare F.S, dirigente medico presso l’unità operativa di Anestesia e Rianimazione, presso l’ospedale civile di Cosenza, di turno nella notte del 21 agosto del 2014, nonostante gli fossero ripetutamente rappresentate, fin dalle 2 della notte circa, dai medici del reparto di pediatria, le gravi difficoltà respiratorie del bambino (ingravescente disfunzione cardiorespiratoria, e desaturazione con una ossigenazione del sangue inferiore al 90%) non eseguiva una visita specialistica ed una valutazione diretta del paziente , si rifiutava di sottoporlo ad una intubazione oro-tracheale, nonché di trasferirlo nel reparto di rianimazione, ponendo a giustificazione della sua inerzia la circostanza infondata che la persona offesa fosse “un malato terminale”.

L’indagato reiterava il suo rifiuto di trasferire il piccolo nel reparto di rianimazione e di intubarlo anche successivamente all’esecuzione, alle 3 circa, di una radiografia toracica che riscontrava nel paziente “una cardiomegalia con edema polmonare”, e di un ecocardiogramma, effettuato alle ore 4.30 circa, che evidenziava una grave insufficienza ventricolare sinistra, ed al consiglio da parte del cardiologo di disporre un immediato ricovero in rianimazione del bambino per praticargli un’assistenza respiratoria adeguata. Il rianimatore contravveniva all’espressa disposizione impartita dal medico direttore dell’unità operativa di Rianimazione e Anestesia dell’Annunziata di Cosenza, di procedere all’intubazione ed al trasferimento del bambino presso la Rianimazione accampando la giustificazione dell’opposizione dei genitori del piccolo all’intubazione oro-tracheale.

 

In realtà l’iniziale mancata prestazione del consenso da parte dei genitori del bimbo era stata determinata da una prospettiva non veritiera da parte dello stesso medico rianimatore F.S., della sussistenza delle condizioni sanitarie necessarie per procedere al trattamento rianimatorio (“C’è stato prospettato dal medico rianimatore che la manovra che doveva compiere, in assenza di una sala rianimazione pediatrica poteva provocarne la morte…noi qua non siamo in grado di affrontare il problema”). In ogni caso i genitori del bambino dopo essere stati correttamente informati dal medico e dal primario del reparto di pediatrica dell’Annunziata sulle gravi condizioni di salute del piccolo, e sulla necessità di procedere al trattamento rianimatorio per salvargli la vita, prestavano il consenso all’effettuazione di qualsiasi intervento terapeutico. Solo a causa della sua condotta omissiva non congrua rispetto alla Leges Artis ed imperita, in quanto l’acuto scompenso cardiorespiratorio  in atto nel bambino era tale da necessitare l’immediata intubazione oro – tracheale ed il ricovero presso la Rianimazione, il medico rianimatore F.S. cagionava quale conseguenza non voluta, il decesso del bambino, evento prevedibile ed evitabile concretamente, in quanto un trattamento rianimatore correttamente e tempestivamente eseguito avrebbe evitato al bambino “sveglio, lucido e cosciente” di morire per la progressiva evoluzione della patologia cardiorespiratoria fino alla morte avvenuta alle 7.30 del 21 agosto, senza l’argine terapeutico che avrebbe consentito la ventilazione artificiale e l’assistenza in ambiente respiratorio.

Ospedale Cosenza Annunziata interno

Alla condotta omissiva meglio descritta in precedenza si accompagnava la ferma e reiterata opposizione del Salerno, icasticamente rappresentata dalla frase da lui pronunziata “io non scrivo un cazzo” di annotare in cartella clinica le annotazioni del suo rifiuto di procedere alle manovre di intubazione nonostante le ripetute richieste dei suoi colleghi del reparto di pediatria (La prima annotazione del medico rianimatore risulta alle ore 6 del 21 agosto, un’ora e mezza prima del decesso del bambino. Nella qualità di medico specialista in rianimazione, di turno nella notte del 21 agosto del 2014, nonostante gli fossero ripetutamente rappresentate fin dalle ore 2 circa, dai medici del reparto di pediatria le gravi difficoltà respiratorie del bambino, non eseguiva una visita specialistica ed una valutazione diretta del paziente, si rifiutava di sottoporlo ad una intubazione oro-tracheale, nonché di trasferirlo nel reparto di rianimazione, ponendo a giustificazione della sua inerzia la circostanza infondata che la persona offesa fosse “un malato terminale”. Il medico rianimatore reiterava il suo rifiuto di trasferire il piccolo nel reparto di rianimazione e di intubarlo anche successivamente all’esecuzione alle 3 della notte di una radiografia toracica che riscontrava nel paziente “una cardiomegalia con edema polmonare”, e di un ecocardiogramma effettuato alle 4.30 che evidenziava una grave insufficienza ventricolare sinistra ed al consiglio da parte del cardiologo di disporre un immediato ricovero in rianimazione del bambino per praticargli un’assistenza respiratoria adeguata. Il medico rianimatore F.S., inoltre, contravveniva all’espressa disposizione impartita dal responsabile dell’unità operativa di Anestesia e Rianimazione, di procedere all’intubazione e al trasferimento del bambino presso l’unità operativa accampando giustificazione dell’opposizione dei genitori del piccolo all’intubazione oro-tracheale.

In realtà la mancata iniziale prestazione del consenso da parte dei genitori del bambino era stata determinata da una prospettazione non veritiera da parte dello stesso medico rianimatore della sussistenza di condizioni sanitarie necessarie per procedere al trattamento rianimatore (“Ci è stato prospettato dal medico rianimatore che la manovra che doveva compiere, in assenza di una sola sala di rianimazione pediatrica, poteva provocarne la morte….noi qua non siamo in grado di affrontare questo problema”). In ogni caso i genitori del bambino dopo essere stati informati correttamente dai medici del reparto di pediatria sulla grave situazione del figlio e sulla necessità di procedere al trattamento rianimatorio per salvargli la vita, prestavano il consenso all’effettuazione di qualsiasi intervento terapeutico. Alla condotta omissiva meglio descritta in precedenza si accompagnava la ferma e reiterata opposizione del Salerno – icasticamente rappresentata dalla frase da lui pronunziata: “Io non scrivo un cazzo” – di annotare in cartella clinica le motivazioni del suo rifiuto di procedere alle manovre di intubazione nonostante le ripetute richieste dei suoi colleghi del reparto di pediatria.

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