Cosenza
Cosenza, muore ad otto anni di leucemia. Il rianimatore si rifiuta di intubarlo
“Quando sono arrivata, verso le quattro del pomeriggio, il bambino ha saputo che ero fuori il reparto in attesa e ha chiesto di vedermi. Lui si lamentava: “Non riesco a respirare bene, zia”. Poi ha chiesto del te.
La zia racconta poi alcuni momenti concitati tra i medici successi fuori dalla stanza in cui era rimasta sola con il bimbo. Bambino che era cosciente e rivolgendosi alla zia chiedeva: “zia, che sta succedendo? Perché gridano?”; “Zia aiutami, non riesco a respirare! Zia perché gridano? Cosa mi sta succedendo?”. Nel frattempo la macchina segnava la saturazione a 30. La zia ricorda che uscì dalla stanza e raggiunse la mamma del bambino dalla quale apprese che il dottore non voleva rianimare perché non c’era la rianimazione pediatrica.
Nonostante l’incalzare delle domande da parte del pubblico ministero e della difesa dell’imputato il teste ha spiegato che per quasi tutto il tempo era rimasta in camera con il bambino perché da solo. Ricorda che il medico del reparto e il rianimatore discutevano sul fatto di intubare e il rianimatore si rifiutava. Ricorda anche che “Gaetano diceva che il rianimatore non voleva intubarlo perché aveva il cuore troppo grosso e non ce l’avrebbe fatta”.
Il rianimatore parla con Gaetano: “Era opportuno che il bambino stesse vicino ai genitori perché erano gli ultimi momenti”
Chi è Gaetano? È il terzo teste chiamato a testimoniare, padre di un altro piccolo paziente che era ricoverato nella stanza di fronte a quella del bambino deceduto e con il quale giocava spesso. “Quella sera ho accompagnato i genitori in radiologia. Sono stato vicino a loro per essere di conforto e supporto e aiutarli a parlare con i medici. Ho sentito dei rumori ho visto che portavano il bambino fuori dal reparto. Ho assistito al colloquio concitato tra il medico del reparto di pediatria e il medico rianimatore, il primo era su una linea di intervento diversa rispetta a quella del collega; era propenso per l’intubazione.
Ho parlato io con il medico rianimatore, ci siamo appartati “non avrebbe fatto la manovra perché per il bambino poteva determinare il decesso immediato. E se pur la manovra fosse andata a buon fine, considerato il soggetto immunodepresso, sarebbe dovuto essere trasferito in terapia intensiva e avrebbe potuto avere delle conseguenze. Era opportuno che il bambino stesse vicino ai genitori perché erano gli ultimi momenti”. Ha ancora precisato che la mamma del bambino gli aveva chiesto di andare a parlare con il dottore e di fare tutto il necessario. “Non mi hanno mai detto che non doveva essere intubato”. Su domanda della difesa se il medico rianimatore fosse tranquillo, Getano precisa: “Professionista nel suo lavoro. Quando abbiamo parlato era una persona molto attenta e disponibile. Mi disse che il cuore era dilatato; scendendo poteva intaccare, toccare…intubandolo il bambino; doveva essere trasferito in rianimazione ed essendo un immunodepresso poteva subire conseguenze
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