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Naufragio, paventati oltre 900 i morti. Un sopravvissuto: ‘A bordo 50 bimbi’. Oliverio dice: ‘Basta’
 
																								
												
												
											CATANIA – Si tratterebbe della più grave sciagura del mare dal dopoguerra, peggiore anche della strage di Lampedusa (Agrigento) del 3 ottobre 2013, che fece 366 morti e 20 dispersi.
L’ecatombe si è verificata 60 miglia a Nord della Libia, quando un barcone avvicinato dalle forze dell’ordine italiane si è ribaltato. L’ultima beffa dell’accoglienza: il naufragio in presenza della nave di soccorso. Dal mare sono stati tratti in salvo solo 28 migranti, mentre sono 24 i corpi privi di vita recuperati. Un sopravvissuto originario del Bangladesh espimendosi in inglese ha spiegato in procura: “A bordo eravamo 950, c’erano 40-50 bambini e circa 200 donne”. Secondo quanto ha raccontato il comandante del mercantile i migranti, visto il portacontainer, si sono spostati in massa su una stessa fiancata, quella del lato del mercantile. “Appena ci hanno visto, si sono agitati – ha raccontato il comandante del ‘King Jacob’ – e il barcone si è capovolto. La nave non ha urtato il barcone”. Nel naufragio del natante, di circa 20 metri, sono morte centinaia di migranti; le prime stime fatte dalla Guardia Costiera parlavano di 700 persone, ma la testimonianza del sopravvissuto fa temere che si possano registrare oltre 900 morti. I numeri devono ancora essere verificati, ma la Guardia Costiera ha confermato che il barcone che si è capovolto era in grado di portare “diverse centinaia di persone” ed era “sovraccarico di migranti”. Molti erano stati chiusi nella stiva ed i portelloni, secondo la testimonianza di un sopravvissuto, erano stati bloccati alla partenza. Su ciò tenterà di fare luce l’inchiesta aperta dalla Procura di Catania.
Il presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, a margine di una manifestazione domenicale a Paterno Calabro circa il naufragio nel Canale di Sicilia ha detto: “Basta con le parole! Dopo l’immane tragedia della notte scorsa, le parole e le polemiche stanno a zero. Ora – ha aggiunto – occorre assumere decisioni urgenti e concrete che mettano finalmente fine ad un dramma che, più passa il tempo, più assume le proporzioni di un’immane carneficina. E’ giunto il momento che il mondo intero si mobiliti per fermare questa strage infinita. Personalmente e come rappresentante della Calabria più volte siamo intervenuti su questa continua tragedia, confessando la nostra impossibilità e quella dei singoli comuni ad affrontare un problema così drammatico e sproporzionato alle nostre forze e sollecitando gli organismi preposti ad accendere i riflettori soprattutto sul problema dell’accoglienza e dell’integrazione di quanti, disperati, affamati e perseguitati, sono costretti a fuggire dai loro paesi per trovare una speranza, un rifugio ed un futuro altrove”. “Rispetto ad un fenomeno che coinvolge migliaia di uomini, donne e bambini – ha proseguito Oliverio – non si può girare la testa e far finta di niente o assumere atteggiamenti xenofobi e populisti, il cui risultato è solo quello di fomentare e aumentare odio e violenza. Una regione generosa e accogliente come la nostra, che storicamente ha vissuto sulla propria pelle il dolore dell’emigrazione, non può accettare discorsi e atteggiamenti di questo tipo.
In un momento drammatico come questo nessuno può utilizzare il bisogno drammatico di questi esseri umani, per operare speculazioni elettoralistiche che lasciano il tempo che trovano. Occorre assumere subito azioni consequenziali e concrete. Nelle prossime ore – ha proseguito Oliverio – chiederò un incontro al ministro Alfano per verificare quali iniziative possiamo assumere, come Regione, soprattutto per quanto riguarda l’accoglienza e l’integrazione di quanti scappano dai loro Paesi. Chiamerò alla mobilitazione il mondo della cultura, della Chiesa e del volontariato, i giovani, le forze sociali, i movimenti, le associazioni per concordare, insieme ad essi, iniziative concrete e credibili. Dobbiamo lavorare perché si crei un clima nuovo e più umano rispetto a questo fenomeno e si apra una nuova stagione di attenzione, di civiltà e di rispetto umano e civile verso una problematica che, se non governata adeguatamente, rischia di esplodere e di ritorcersi contro il nostro Paese e la stessa Comunità Europea”. “Per questo motivo – ha concluso il Governatore della Calabria – siamo concretamente al fianco di chi, come il leader del Movimento dei Diritti Civili, Franco Corbelli, si batte con tutte sue forze, perchè si realizzi un cimitero dei migranti, in prossimità dell’ex campo di concentramento di Ferramonti, in cui ricordare quanti perdono la vita nei lunghi viaggi della speranza. Stiamo vivendo un dramma che sta segnando questa fase storica così come le guerre ne hanno segnato altre più o meno recenti”.
 
                         
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
		
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