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Laboratori fantasma a Castrolibero venduti da Dodaro: Arpacal condannata, in 5 a giudizio

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Laboratori fantasma a Castrolibero venduti da Dodaro: Arpacal condannata, in 5 a giudizio

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Il Tribunale civile di Catanzaro ha condannato l’Arpacal ad un risarcimento danni a favore della società che ha venduto l’immobile a Castrolibero

 

CASTROLIBERO (CS) – Un edificio costato due milioni di euro e mai utilizzato: è la famosa inchiesta del “laboratorio fantasma” acquistato dall’Arpacal a Castrolibero. La vicenda riguarda presunti illeciti, commessi nella compravendita di un immobile a Castrolibero, da parte dell’Agenzia regionale per l’ambiente. Ha avuto origine nel febbraio 2009, quando l’Arpacal indusse una gara per trovare una nuova sede per i propri laboratori in provincia di Cosenza. Alla gara rispose solo la società Efim, finanziaria del gruppo Dodaro che, tuttavia, effettuò la compravendita due anni dopo la gara. Vi fu il primo blocco dato dal parere dell’avvocato Valerio Donato, docente all’Università di Catanzaro, secondo il quale il palazzo era strutturato per uso destinato ad uffici pubblici e non laboratori; da qui lo stop all’acquisto da parte dell’ex direttore dell’Agenzia Vincenzo Mollace. Dopo sopraggiunse un nuovo direttore dell’ente Arpacal, Sabrina Santagati che, invece, revocò l’annullamento della gara d’appalto mise a segno la vendita dell’immobile dall’Efim per due milioni e 152mila euro di fondi Por. Un acquisto che, agli occhi degli inquirenti, non sembrò del tutto regolare. L’imposta, infatti, non sarebbe stata versata nelle casse dell’erario.

L’anno scorso, perciò, dopo una serie d’indagine, il Nucleo tributario della Guardia di finanza di Catanzaro eseguì un sequestro di beni per un importo di circa 360mila euro nell’ambito dell’inchiesta sui presunti illeciti commessi nella compravendita di un immobile a Castrolibero da parte dell’Arpacal. Tra i beni sequestrati vi furono i conti correnti, azioni e un appartamento tutti riconducibili alla Efim, del gruppo Dodaro e proprietaria dell’immobile ceduto all’Agenzia regionale per la protezione ambientale. Per questo il legale rappresentante della società cosentina, Francesco Dodaro, è stato iscritto nel registro degli indagati con l’ipotesi di violazione delle norme in materia di corresponsione dell’Iva. L’indagine aveva già portato all’emissione di quattro avvisi di garanzia nei confronti dell’ex direttore generale dell’Arpacal Sabrina Santagati, dell’ex direttore amministrativo Stefania Polimeni,di Valeria Castracane, all’epoca dei fatti dirigente del dipartimento Programmazione della Regione, e di Francesco Italiano, dirigente dell’Arpacal. Per tutti e quattro l’ipotesi è di abuso d’ufficio. I cinque indagati sono stati poi rinviati a giudizio e la parola è passata al gup del Tribunale di Catanzaro.

Ieri nell’udienza preliminare, la Procura ha ribadito che non vi era alcun dubbio: l’immobile, destinato ad uffici pubblici, non avrebbe potuto ospitare alcun laboratorio. Infatti nell’edificio acquistato da Arpacal, non vi è mai stato un laboratorio, ma proprio con tale motivazione di crearlo sono stati spesi fondi pubblici. La richiesta di rinvio a giudizio, perciò, è stata ribaltata ieri dal Pm Alessandro Prontera, intervenuto dopo l’ammissione della Regione Calabria a parte civile. Gli avvocati difensori hanno chiesto il proscioglimento dei loro assistiti. Il Tribunale civile di Catanzaro ha condannato l’Arpacal ad un risarcimento danni a favore della Efim, a causa dell’allungamento dei tempi per la stipula del contratto. L’udienza è stata aggiornata al prossimo 9 febbraio per la decisione finale.

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