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‘Ndrangheta, arrestati due affiliati al clan Barba-Lo Bianco di Vibo
VIBO VALENTIA – L’accusa è di usura ed estorsioni.
I carabinieri del reparto operativo di Vibo Valentia hanno arrestato Bruno Domenico Moscato, di 56 anni, e Gaetano Antonio Cannatà, di 41, entrambi di Vibo Valentia, ritenuti affiliati alla cosca Lo Bianco-Barba di Vibo Valentia, costola del più potente clan dei Mancuso di Limbadi. I provvedimenti cautelari sono stati emessi dal gip del Tribunale su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. Gli arresti rappresentano uno sviluppo delle operazioni Insomnia e Insomnia 2, che avevano consentito di far luce su un vasto giro di usura ed estorsioni compiute, mediante il ricorso alle modalità mafiose, nelle province di Vibo Valentia e Reggio Calabria.
Moscato, titolare di una tabaccheria sita nel quartiere Cancello Rosso di Vibo Valentia, non figurava tra gli arrestati dalle due operazioni Insomnia, sino ad oggi. La vittima, così come era emerso dalla prima indagine, è Giuseppe Sergio Baroni, ex rappresentante di gioielli poi diventato commerciante di abbigliamento, vittima successivamente dell’attività di usura messa in atto da Moscato e Canntà insieme ai loro presunti complici. La nuova attività investigativa ha consentito agli inquirenti di fare emergere il ruolo assunto da Bruno Domenico Moscato, il quale avrebbe messo in atto una vasta attività di usura a favore della cosca Lo Bianco-Barba.
Hanno avuto conferma e si sono ulteriormente irrobustite, poi, le contestazioni a carico di Gaetano Antonio Cannatà, che sarebbe stato il perno attorno al quale ruotava l’attività illecita contestata agli arrestati, essendo il tramite tra la vittima dell’usura e chi materialmente erogava il denaro, decine di migliaia di euro prestati a tassi d’usura. Nel corso delle indagini sono stati trovati “pizzini” contenenti formule di riti di affiliazione alla ‘ndrangheta e di “benedizione” di locali in cui si svolgevano le “cerimonie”. Il materiale, nascosto in una scatola di scarpe, fu trovato dai carabinieri nel corso di una perquisizione all’interno di un locale di abbigliamento di Vibo Valentia nel quale lavorava come commesso uno dei fermati dell’operazione “Insomnia”, Salvatore Furlano.
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