Area Urbana
L’incubo di un ”nuovo cosentino” che vive accanto al reparto di Malattie Infettive dell’Annunziata
 
																								
												
												
											Da Padova si è trasferito a Cosenza e chiede perché non venga posto rimedio ai disagi che l’Ospedale crea ai cittadini.
COSENZA – “Mi sono appena trasferito da Padova a Cosenza – scrive un cittadino in una lettera indirizzata al quotidiano QuiCosenza – e abito nei pressi dell’Ospedale Annunziata, precisamente in viale della Repubblica, il 17 luglio sul Quotidiano del Sud, ho letto l’ articolo sulla necessità debitamente documentata da parte della CISL medici di rifare l’ospedale in un altro posto in quanto la struttura attuale è troppo vecchia per essere recuperata. Riflessioni che arrivano al culmine di un lungo tentativo di ammodernamento, che avrebbe solo fatto perdere tempo e risorse, e in seguito al black out durato due ore verificatosi sabato scorso. Personalmente sono assolutamente d’accordo con quanto propone la Cisl medici dal momento che il trasferimento dell’ospedale in nuova struttura significherebbe avere una migliore accessibilità, avere nuovi e ampi spazi, maggiori attrezzature, una migliore vivibilità per utenti, lavoratori e ricercatori, senza dimenticare il decongestionamento di cui godrebbe la città di Cosenza.
Emblematico il mio caso, dove le finestre del mio appartamento affacciano sul reparto di malattie infettive e sia di giorno che di notte si sente in continuazione 24 ore su 24 un rombare fastidioso di ventole /motori perennemente accesi. Tanto è il disagio che per cercare di attenuare questo genere di rumore stiamo con le finestre sempre chiuse (facile immaginare il disagio con questo caldo). La domanda che mi pongo è come sia possibile nel 2017 avere questo tipo di disagio, perché non vengono applicate moderne soluzioni per abbattere questi rumori? La risposta: (che può sembrare banale, ma non lo è) con l’ospedale lontano dal centro abitato si vivrebbe tutti meglio e ogni tipo di problema superato da una struttura moderna fatta con tecnologia moderna. I vantaggi sono così paganti, che alcune grosse realtà sanitarie italiane (vedasi Padova) hanno già intrapreso questa strada e stanno progettando e in alcuni casi già ricostruito lontano dal centro cittadino”.
 
                         
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
		
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