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Esplosione villetta di Marano: indagati due operai

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Esplosione villetta di Marano: indagati due operai

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MARANO MARCHESATO – Omicidio colposo. E’ questa l’accusa che il sostituto procuratore della Repubblica di Cosenza, Antonio Bruno Tridico, al

termine di tutti gli accertamenti investigativi, ha mosso nei confronti di Maurizio Festa e Domenico Liparoti, operai presso una ditta di Altomonte, per l’esplosione della villetta di Marano Marchesato che costò, dopo giorni di agonia, la vita a  Giancarlo Roccanova, l’operaio 36enne di Dipignano, travolto dal fuoco in quella terribile esplosione, scatenata da una fuga di gas.

A questa conclusione, il pubblico ministero, è arrivato al termine di un’intensa attività investigativa, coordinata dai carabinieri di Castrolibero, diretti dal maresciallo Vincenzo Cozzarelli. Il comandante della stazione di Castrolibero ha raccolto, sin dall’inizio della tragedia, tutte le sit (sommarie informazioni testimoniali) dei proprietari dell’appartamento e di quanti, al momento dell’esplosione, erano presenti nella zona, trasmettendole al pm, in una dettagliata informativa. L’avviso di conclusione delle indagini e la consequenziale iscrizione dei due operai nel registro degli indagati, è stata trasmessa ieri a Festa e Liparoti che, in quella villetta diventata teatro dell’inferno, avevano eseguito dei lavori.
LA TRAGEDIA: Era il 24 marzo scorso e tre persone rimasero ferite in quella devastante esplosione in località Malvitani. Il boato di quell’esplosione fu terrificante, tanto che le pareti dell’abitazione vennero sventrate, quasi come se in quell’abitazione fosse passato il più catastrofico dei terremoti. Quella spaventosa deflagrazione fu, secondo i minuziosi accertamenti dei vigili del fuoco, una fuga di gas. Tre persone sono rimaste ferite, una di esse in maniera grave. Il fatto avvenne poco dopo le 9.30 di ieri mattina. Roccanova era andato a casa del cognato per montare una tenda. Quando arrivò a destinazione, però, non sapeva come disattivare l’allarme e telefonò al cognato, che gli spiegò come fare. Un momento dopo si scatenò il pandemonio. Giancarlo Roccanova, la vittima, non si accorse di quello che stava succedendo. La deflagrazione avvenne al centro dell’abitazione e provocò danni in tutte le direzioni, sfondando il muro e i balconi dalla parte dell’ingresso e demolendo anche la parte posteriore, affacciata su un piccolo giardino. Un’onda d’urto spaventosa. I mattoni delle pareti, schegge di vetro e brandelli degli infissi in alluminio si trasformarono in proiettili. La forza d’urto delle schegge fu così forte che vennero centrati anche gli appartamenti vicini, le case di fronte e le automobili parcheggiate. L’esplosione venne sentita a chilometri di distanza. Nonostante quella violenta deflagrazione Roccanova non venne ucciso, venne travlto dalle fiamme che, nel giro di qualche secondo, lo trasformarono in una torcia umana, senza più vestiti addosso: «Una scena raccapricciante», hanno raccontato. Il 36enne venne soccorso da un carpentiere che ebbe, quasi per miracolo, la fortuna di non essere colpito da schegge e rottami. Il carpentiere, alla vista di quell’uomo avvolto dalle fiamme, scese subito dalla sua auto e afferrò una vecchia coperta che aveva nel cofano, riuscendo, almeno in parte, a spegnere le fiamme che avevano avvolto Roccanova. Pochi minuti dopo arrivarono i soccorsi: vigili del fuoco, carabinieri, ambulanze, elisoccorso. Il ferito venne trasferito subito all’ospedale di Cosenza e successivamente al Cardarelli di Napoli. Aveva ustioni su tutto il corpo. Le sue condizioni apparvero gravi. La Procura di Cosenza aprì subito un’inchiesta, disponendo l’immediato sequestro dello stabile, alla ricerca di specifiche responsabilità e cause dell’esplosione. Ieri quelle responsabilità sono state accertate. Ora si attendono altri sviluppi.

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