Cultura & Spettacolo
Pausa di riflessione – L’intolleranza individuale e la nostra incapacità di adattamento
L’intolleranza a cui mi riferisco non è quella nei confronti di chi è diverso da noi, per il colore della pelle o per la religione, ma quella che definirei intolleranza “individuale”.
Sebbene derivi, come l’altra, dal nostro istinto egoistico e di autoprotezione, essa si differenzia nella sua direzionalità. L’intolleranza individuale è quella che manifestiamo verso certi modi di essere o certi comportamenti di alcune persone, che fanno parte della nostra vita (per lo più di quella lavorativa) o che incontriamo casualmente durante il giorno. E’ quella disposizione d’animo che ci rende insopportabile il loro contatto e ci fa ritenere il loro modo di fare come un elemento di disturbo, che non si armonizza con il nostro modello di vita (il nostro modello, non la vita che conduciamo!). Essa deriva dalla incapacità da parte nostra di accettare gli altri con i loro modi di essere ed i loro modi di fare. Molto, spesso, i difetti che non tolleriamo nelle persone con cui veniamo in contatto, a ben guardare, ci appartengono.
La nostra insofferenza nasce, più che dal fastidio che essi possono provocarci direttamente, dalla paura di doverli riconoscere come qualcosa che fa parte di noi. Finisce così che, nel tentativo di esorcizzarli da noi, li ingigantiamo negli altri, per renderli odiosi ai nostri occhi, con la speranza di allontanare l’idea che essi possano appartenerci.
La parola tolleranza ha avuto per me sempre un suono ambiguo, perché nonostante nel suo significato ci sia un invito alla pacifica convivenza , essa, da un lato, dà a chi dovrebbe metterla in pratica, l’idea di un’imposizione, di qualcosa che si è costretti a subire e, dall’altro lato, a chi dovrebbe essere tollerato, l’idea di rappresentare un fardello, una sorta di corpo estraneo. Si tratta, evidentemente, di un malinteso, perché essere tolleranti è qualcosa che presuppone una buona capacità di adattamento e quindi una grande duttilità mentale, che è sinonimo di intelligenza.
Una spia di questa nostra intolleranza verso gli altri, si può riscontrare anche nella composizione dei nostri nuclei familiari. Essi in passato erano formati da diversi componenti, vi rientravano zii, nonni, cugini, oggi, invece, si riducono alla sola coppia, con gli eventuali figli, o addirittura al “single”, nella cui motivazione a questa scelta non deve essere estranea l’insofferenza e l’intolleranza verso gli altri. Un altro segnale della nostra avversione al contatto fisico con la gente, è dato dal modo con cui usiamo i social. Alcune persone, per esempio, hanno su FB un numero elevato di amici, ma vivono nella solitudine o nella frequentazione di pochissimi amici, perché non accettano il rischio che venendo a contatto con molti esseri umani, in “carne ed ossa”, debbano sopportare le loro eventuali “intemperanze”.
Che vi siano situazioni in cui risulta difficile per chiunque accettare di buon grado certi modi di fare degli altri, anche per le persone più accomodanti, è innegabile, soprattutto se si tratta di un atto che lede un nostro diritto in maniera palese. Pertanto, è necessario che vi siano regole che garantiscano una civile convivenza, alle quali bisogna attenersi, al di là della capacità di tolleranza individuale di ognuno di noi.
Parafrasando Voltaire, potremmo dire che la tolleranza dovrebbe essere alla base del nostro vivere insieme, perché essendo tutti noi impastati di debolezze e di errori, solo perdonandoci reciprocamente le nostre balordaggini, possiamo sperare di in una convivenza serena, ma per ottenere questo risultato è necessario che vi sia anche il rispetto verso gli altri. Per quanto riguarda il rispetto, sia della forma che della sostanza, vi sono i nostri genitori e la scuola che ce lo insegnano, per la tolleranza il discorso è un po’ più complesso. Il suo apprendimento comporta un nostro piccolo sforzo in più, soprattutto quando ci accorgiamo che essa non fa parte dell’armamentario legato alla nostra sensibilità ed alla nostra predisposizione d’animo. Ma, vale la pena farlo perché è la tolleranza che ci colloca a pieno titolo nella nostra razza: quella umana.
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