Segnala una notizia

Hai assistito a un fatto rilevante?
Inviaci il tuo contributo.

Richiedi info
Contattaci

Sogefil, condannati i dirigenti che pagavano l’estetista con l’Imu dei Comuni

Archivio Storico News

Sogefil, condannati i dirigenti che pagavano l’estetista con l’Imu dei Comuni

Pubblicato

il

COSENZA – Il ‘clan’ Lo Po – Trovato, dedito a truffare i contrìbuenti calabresi, patteggia la pena.

La società rendese, Sogefil dovrà risarcire 1.600 euro di spese processuali a tutti i Comuni che si sono costituiti parte civile. Si tratta di ottanta municipi (tra cui nel cosentino spiccano Morano, Casole Bruzio, Cariati, Amantea, Zumpano, San Lucido, Falconara Albanese, Grimaldi, Lago, Pietrapaola, Belvedere, Paola, Malito, Carolei, Castrolibero, Marano Marchesato e Marano Principato) che avevano deciso di appaltare la riscossione dei tributi all’azienda dei fratelli Lo Po e Trovato. Questi avrebbero dovuto raccogliere il denaro dei contribuenti, in alcuni casi la Tarsu in altri l’Imu, e poi versarlo nelle casse comunali. A far scattare le indagini furono le proteste di alcuni cittadini infuriati che, dopo aver versato alla Sogefil i tributi dovuti, si vedevano recapitare dai Comuni nuovi solleciti di pagamento.

 

Il denaro trafugato dalla consorteria criminale ammonta a circa 15 milioni di euro. Arrotondati abbondantemente per difetto, visto che non si ha contezza del denaro versato dai cittadini in contanti ai funzionari Sogefil. Soldi di cui, ad oggi, non si riesce a rinvenire alcuna traccia. Le ricerche avviate in Inghilterra e in Sud America non hanno ancora dato alcun esito. Gli inquirenti, finora sono riusciti a stabilire che parte di quel denaro era utilizzato per finanziare viaggi ed istituti di bellezza alle famiglie Lo Po e Trovato. Accusati di peculato Mario Lo Po e la sorella Maria Grazia hanno patteggiato la pena, rispettivamente, a due anni e un anno e sei mei di reclusione. Stesso iter per i colleghi Leonardo e Giovanna Trovato che dovranno scontare un anno e otto mesi e un anno e sei mesi di detenzione. Prosciolto da ogni accusa invece Antonio Cerisano, mentre il 24 Marzo si aprirà il processo con rito ordinario degli altri imputati.

 

Si tratta di Giancarlo D’Agni, braccio destro di Nicola Adamo, che grazie ad un giro di fatturazioni per consulenze fittizie emesse attraverso Sogefil, avrebbe permesso di far incassare al politico cosentino la famigerata ‘mazzetta’ al centro del processo ‘Eolo’. Ottocentomila euro per modificare le leggi regionali a favore degli imprenditori scelti per l’appalto del parco eolico di Isola Capo Rizzuto, una struttura da 120 milioni. Insieme a lui sul banco degli imputati siedono l’ex presidente del Cosenza Calcio Mauro Nucaro, Antonio Trovato, Filippo Grandinetti, Roberto D’Andrea e Angelo Rossi. Il processo, protrebbe svelare retroscena raccapriccianti in cui nella truffa potrebbe apparire l’ombra di accordi politici ‘sottobanco’.

 

Non si riesce ancora infatti a trovare una spiegazione al rinvenimento di schede elettorali già vidimate dal Ministero nell’abitazione dei Lo Po relative alle elezioni amministrative tenutesi nei Comuni calabresi nel 2013. I legami tra i politici locali e la Sogefil, secondo gli inquirenti, potrebbero essere frutto di un rapporto malato in cui le amministrazioni comunali avrebbero affidato l’appalto della riscossione tributi all’azienda in cambio dell’assunzione di personale all’interno della società stessa. Insomma l’appalto in cambio del ‘posto’. Una truffa nella truffa, visto che ai dipendenti Sogefil, pare non siano stati versati nè i contributi, nè gli stipendi.

 

 

 

 

Pubblicità
Pubblicità .

Categorie

Social

quicosenza

GRATIS
VISUALIZZA