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Illegalità in Calabria: Borsa parallela a quella di Milano

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Illegalità in Calabria: Borsa parallela a quella di Milano

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Falsi braccianti, falsi proprietari terrieri, falsi lavoratori che ricevono indennità che non gli spettano.

E poi come oggi, nove persone, tra funzionari della Regione Calabria e della Provincia di Vibo Valentia arrestate per una presunta truffa da 8 milioni ai danni dello Stato, della Regione e dell’Unione Europea. Matacena e Scajola, la ramificazione della ndrangheta oltre che in Lombardia in altre aree importanti del nord produttivo come l’Emilia. Ogni giorno è un bollettino di guerra con truffe miliardarie. Quella ricostruita nella sibaritide è una delle più grosse truffe mai scoperte: una sorta di ammortizzatore sociale dove ad erogare ed incassare sono i proprietari di terreni reali e fittizi che hanno alle loro “dipendenze” disoccupati o inoccupati che percepiscono solo gli spiccioli. Soldi che, in un clima di “legittima” amministrazione, avrebbero potuto produrre ricchezza per l’intera regione. Un sistema alimentato dalla politica che, anche inconsapevolmente apre i borsoni dei finanziamenti, specialmente in agricoltura, ad aziende fantasma, come emerge dalle diverse inchieste e che, nella maggior parte dei casi chiudono dopo avere “spillato” l’ultimo centesimo ad un sistema corrotto e consenziente. Lo è in agricoltura come nell’industria, nelle professioni e nei mestieri: ormai è un sistema consolidato. Il problema è che su alcune cose si interviene mentre su altre, pur se tutti ne parlano, si preferisce star zitti. Sarà anche il caso delle false 104 o delle false lauree?

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