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Il volto della Calabria nel Gesù sofferente sul Golgota
C’è anche la Calabria che soffre, oggi, insieme a Gesù su quella Croce che, non rappresenta la fine ma l’inizio.
Oggi la chiesa ricorda la passione e morte di Gesù Cristo ma, soprattutto la sua Resurrezione. Non voglio parlare di problemi, povertà licenziamenti, trattamenti disumani, sfruttamento, sottopagati, discriminati, poveri e ricchi, politici, giustizia e ingiustizia. Oggi questi problemi se li è caricati tutti Lui su quella Croce o meglio, Lui è salito sulla Croce proprio perché c’erano tutti questi problemi. Un Gesù universale, certo, ma quello che oggi voglio proporvi è un Gesù calabrese: si è messo sulle spalle i problemi di ognuno. Così, seppur nella nostra “povertà” e con un bel “fagotto” sulle spalle, noi calabresi non lo disprezzano ma, come il buon ladrone lo aiutano a portare la Croce: la grande solidarietà. Il buon ladrone si salva perché ha il coraggio di “guardare in faccia” la verità su se stesso e su ciò che gli accade intorno. Oggi, mi piace immaginare il popolo calabrese martoriato, “crocifisso” insieme a quel ladrone che Gesù porta con se in Paradiso. La Calabria “impersonificata” in Gesù che soffre, muore e poi risorge. Dirà il Vescovo di Molfetta rivolto al suo popolo: “Un percorso difficile, duro, spietato, ma non tale da sopprimere l’anelito del superamento e la volontà di risorgere”. Un messaggio forte quello di questi giorni che parte dall’ “Alto” e passa per questo grande Papa: “Io vedo la Chiesa come un ospedale da campo dopo una battaglia. È inutile chiedere a un ferito grave se ha il colesterolo e gli zuccheri alti! Si devono curare le sue ferite. Poi potremo parlare di tutto il resto. Curare le ferite, curare le ferite… E bisogna cominciare dal basso”. Mi sento di abusare delle parole del Papa: forse Francesco pensava proprio alla Calabria. Questa volta veramente Buona Pasqua
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