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Quel manifesto funebre affisso dal Comune dopo l’omicidio del boss

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Quel manifesto funebre affisso dal Comune dopo l’omicidio del boss

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VIBO VALENTIA – Il “caso” del manifesto funebre fatto affiggere dal Comune di Stefanaconi all’indomani dell’omicidio omicidio di Fortunato Patania finisce al vaglio della Prefettura di Vibo.

Fortunato Patania a capo dell’omonimo clan, è stato ucciso il 19 settembre 2011 con quattordici colpi di pistola mentre si trovava in un bar a giocare a carte; e il Comune di Stefanaconi aveva pensato di affiggere le condoglianze al boss. Questo particolare legato all’amministrazione comunale è stato svelato dagli investigatori con l’operazione antimafia “Romanzo criminale” che ieri ha portato a 11 fermi nel clan Patania. Per sostenere il condizionamento sugli organi istituzionali da parte del clan, la Dda di Catanzaro sottolinea nel decreto di fermo che “in occasione dei funerali tenutisi il 20 settembre 2011 a seguito della morte per omicidio di Patania Fortunato, capostipite dell’omonimo clan, veniva affisso in vari punti dell’abitato di Stefanaconi un manifesto comunale di condoglianze e partecipazione al lutto della famiglia Patania”. Un manifesto di “cordoglio” chiaro, recante la dicitura: “Comune di Stefanaconi, il sindaco, il presidente del consiglio e tutta l’amministrazione comunale partecipano al dolore che ha colpito la famiglia Patania per la perdita del caro Fortunato“.

 

Perdita sì, ma legata ad un omicidio. E ad ulteriore conferma dei rapporti fra il clan e la politica nel Vibonese, nel decreto di fermo viene inoltre rimarcato il ruolo di Bruno Patania ex consigliere ed assessore comunale di Gerocarne; 39 anni, figlio di Giuseppina Iacopetta e del boss ucciso Fortunato Patania, Bruno Patania ha ricoperto la carica di consigliere di maggioranza a Gerocarne a seguito delle elezioni amministrative tenutesi il 27 e 28 maggio del 2007, nonché quella di assessore con delega all’agricoltura, foreste, cave, miniere, viabilità, trasporti locali e gestione delle acque. Patania, nel provvedimento di fermo, viene indicato come “partecipe del sodalizio dell’omonimo clan di Stefanaconi, con compiti diretti nel campo dei reati contro il patrimonio, con particolare riferimento ai delitti di usura”. Il reato che gli viene contestato è l’associazione per delinquere di tipo mafioso. Le accuse contro Patania hanno avuto origine dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia.

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