‘Ndrangheta a Cosenza: processo Missing, pioggia di ergastoli

ROMA – Dopo quasi due anni la Corte di Cassazione chiude il processo Missing.

I giudici di legittimità hanno confermato le tredici condanne all’ergastolo inflitte dalla Corte di assise di Catanzaro nei confronti dei principali esponenti della ‘ndrangheta cosentina. Dovranno scontare il carcere a vita Giancarlo Anselmo, Lorenzo Brescia, Giuseppe Ruffolo, Gianfranco Bruni, Giulio Castiglia, Silvio Chiodo, Domenico Cicero, Giovanni Abbruzzese, Edgardo Greco, Franco Perna, Gianfranco Ruà, Romeo Calvano e Pasquale Pranno. La Corte di Cassazione, invece, ha annullato senza rinvio per sopraggiunta prescrizione le condanne nei confronti di Antonio De Rose, Mario Baratta, Francesco Pirola, Claudio Gabriele, Giuseppe Irillo, Fioravante Abbruzzese, detto “Banana” e dei collaboratori di giustizia Franco Pino, Francesco Tedesco e Pierluigi Berardi. Il processo Missing oltre a far luce sulla cruenta guerra di mafia tra i clan del cosentino “Pino – Sena” e “Perna – Pranno”, ripercorreva anche gli omicidi del Direttore del carcere di Cosenza Sergio Cosmai e del capobastone reggino, Giuseppe Geria, ucciso a Scalea da un commando di fuoco guidato da Umile Arturi ex braccio destro del capobastone Franco Pino. Sergio Cosmai fu ucciso da Dario e Nicola Notargiacomo sulla strada che oggi porta il suo nome perché, secondo il racconto dei suoi sicari, aveva un atteggiamento piuttosto repressivo nei confronti dei detenuti. I killer, però, non vennero perseguiti, nonostante la loro confessione, in quanto furono assolti, nel 1988, dalla Corte di assise di Bari per insufficienza di prove. Il processo Missing racconta anche degli omicidi di due ragazzini: Francesco Bruni junior e Pasqualino Perri, ucciso a Rende alla tenera età di undici anni.