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Lavoro “rosa”: in Calabria 60mila donne disoccupate. Cosenza in testa
 
																								
												
												
											CATANZARO – Il disagio sociale generato dalla disoccupazione, in Calabria assume connotati allarmanti soprattutto tra le donne.
Rispetto al 2011 infatti, il tasso di disoccupazione femminile nel 2013 nella nostra regione è salito al 23,5%, registrando un aumento di 10 punti percentuali. In Calabria dunque, quasi 60mila donne sono in cerca di lavoro, e rispetto al 2011 ci sono 26mila disoccupate in più. I dati emergono da un’indagine di Demoskopica: parallelamente la quota di occupate si è contratta di quasi 2,5 punti percentuali tra il 2011 ed il 2013 con circa 20 mila posti di lavoro persi tra le donne in soli due anni. Sono dati allarmanti quelli che riguardano l’occupazione femminile nella nostra regione: dal 2011 al 2013 le lavoratrici sono passate da poco più di 214 mila a poco meno di 195mila, ossia sono calate del 2,5% lasciando per strada circa 20mila posti di lavoro in meno. In aumento solo le occupate a tempo parziale del 3,1% passando dal 24,9% del 2011 al 28% del 2012. Dunque in soli due anni la disoccupazione femminile calabrese è aumentata il triplo di quella italiana.
E a crescere tra le giovani calabresi, è anche la percentuale delle “Neet”, ovvero le giovani, tra i 15 ed i 29 anni, non impegnate in un’attività lavorativa, nè inserite in un percorso scolastico o formativo, stimabili in circa 65mila persone pari ad oltre il 33% del totale della popolazione femminile calabrese di questa fascia d’età. In testa alla graduatoria per numero di donne che non lavorano (inoccupate/disoccupate e inattive) e che non frequentano alcun corso di istruzione o formazione, la provincia di Cosenza con il 34,1% e Reggio Calabria con il 30,8%. A seguire Catanzaro (14,6%), Crotone (11%) e Vibo Valentia (9,5%).
“Il costo della recessione sociale – ha dichiarato l’economista Raffaele Rio, di Demoskopica – si misura anche nella dinamica del mercato del lavoro. La perdita di 20 mila posti di lavoro tra le donne calabresi pesa come un macigno sulle famiglia calabresi. E’ come se improvvisamente chiudesse l’intero gruppo Fininvest o, in un colpo solo, restassero a casa tutti i dipendenti del Gruppo Unipol, Edison ed Erg messi insieme. Anche i primi provvedimenti che sembrano emergere dal Jobs Act del governo Renzi rischiano di peggiorare ulteriormente la condizione della donna nel mercato del lavoro. La prevista ulteriore flessibilizzazione del mercato del lavoro – precisa Raffaele Rio – consentendo al datore di lavoro la possibilita’ di utilizzare contratti brevi in un arco temporale di 36 mesi potrebbe produrre delle discriminazione nei confronti delle donne quali il mancato rinnovo del contratto alla notizia della maternita’ o la difficolta’ di iscrizione del bambino all’asilo senza la dimostrazione di possedere un contratto almeno annuale. La politica – conclude Raffaele Rio – presti al mercato del lavoro femminile la stessa attenzione che dedica alla legge elettorale o ad altro, altrimenti ci sara’ sempre meno spazio per la ripresa economica e sociale”.
 
                         
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
		
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