Segnala una notizia

Hai assistito a un fatto rilevante?
Inviaci il tuo contributo.

Richiedi info
Contattaci

Processo Panama: sedici condanne e un’assoluzione

Archivio Storico News

Processo Panama: sedici condanne e un’assoluzione

Pubblicato

il

REGGIO CALABRIA – Raffica di condanne a “Panama”. Si è concluso con 16 condanne ed una assoluzione il processo, celebrato a Reggio Calabria, con rito abbreviato, scaturito dall’operazione denominata “Panama 2005”, condotta nel giugno del 2011 dalla Guardia di Finanza nei confronti di una presunta organizzazione di stampo ‘ndranghetistico, responsabile,

secondo gli accertamenti investigativi, considerati validi anche in via dibattimentale, di un’imponente traffico internazionale di sostanze stupefacenti provenienti dalla Colombia. Il gip Antonio Scortecci, accogliendo in parte le richieste della pubblica accusa rappresentata dal pm della Dda Roberto di Palma, ha condannato 16 persone, sentenziando una sola assoluzione. I condannati sono: Michele Ringo Albanese, di Rosarno, 18 anni e 60 mile euro di multa; Stefano Pertoni, Roma, 5 anni 4 mesi e 20 mila euro di multa; Giovanna Calciano, di Canosa di Puglia (Bari), 8 anni e 40 mila euro di multa; Rocco Careri, di Rizziconi, 9 anni 4 mesi e 40 mila euro di multa; Vincenzo Careri, di Rosarno, 18 anni 8 mesi e 40 amila euro di multa; Marco Facchineri, di Latina, 4 anni e 20 mila euro di multa; Giuseppe Laversa, di Peschiera del Garda (Verona), 7 anni e 4 mesi e 40 mila euro di multa: Antonio Maiuri, di Vibo Valentia, 8 anni e 40 mila euro di multa; Sebastiano Mango’, di Rosarno, 10 anni e 40 mila euro di multa; Francesco Marafioti, di Oppido Mamertina, 8 anni e 8 mesi e 40 mila euro di multa; Gaetano Maugeri, alias “Marco”, di Granarolo dell’Emilia (Bologna), 7 anni e 4 mesi e 40 mila euro di multa; Agostino Napoli, di Sommacampagna (Verona), 8 anni e 8 mesi e 40 mila euro di multa; Erika Napoli, di Bussolengo (Verona), 8 anni e 8 mesi e 40 mila euro di multa; Francesco Reitano, residente a Rosarno, 8 anni e 8 mesi e 40 mila euro di multa; Francesco Urso, di Ceglie Massapica, 11 anni e 4 mesi e 60 mila euro di multa; Antonio Urso, originari di Ceglie Messapica, 11 anni e 4 mesi e 60 mila euro di multa. L’unico assolto è Marco Timpano. Altri due imputati, invece, hanno scelto di essere giudicati con il rito ordinario.

L’OPERAZIONE : Era il 23 giugno del 2011 e, dopo oltre tre anni di indagini, il Gico della Guardia di finanza di Catanzaro, in collaborazione con il Servizio centrale di investigazione sulla criminalità organizzata (Scico) di Roma e con l’ausilio di reparti del locale Comando provinciale, portò a termine l’operazione denominata “Panama 2005” (dal giugno 2005) condotta nei confronti di un’organizzazione di stampo ‘ndranghetistico responsabile di un imponente traffico internazionale di sostanze stupefacenti provenienti dalla Colombia. Furono 18 le ordinanze di custodia cautelare disposte dal Gip del Tribunale di Reggio Calabria, Domenico Santoro, su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia, la cui esecuzione vide impegnati oltre 150 finanzieri nel territorio della Piana di Gioia Tauro e in diverse regioni italiane. Contestualmente, la polizia di Norimberga, in collaborazione con i finanzieri del Gico, arrestò, grazie ad un mandato di cattura internazionale emesso sempre dalla procura reggina due membri dell’organizzazione originari di Ceglie Messapica (BR) ed emigrati da tempo nella città tedesca di Augsburg, dove gestivano alcune attività commerciali. Le indagini, sotto la direzione del procuratore aggiunto Michele Prestipino Giarritta e del sostituto procuratore Roberto Placido Di Palma, coordinate dal procuratore capo Giuseppe Pignatone e dalla Procura nazionale antimafia, con il prezioso apporto della Direzione centrale dei servizi antidroga, consentirono di disarticolare una pericolosa holding criminale composta da affiliati alla cosca “Piromalli-Molè” di Gioia Tauro e ramificata oltre che in diverse regioni italiane anche in Turchia, Germania, Olanda, Venezuela, Colombia. Al vertice del gruppo vi era Michele Ringo Albanese, 45 anni, latitante all’epoca dei fatti contestati e già noto agli inquirenti per il suo coinvolgimento in altre operazioni antidroga condotte sempre dal Goa di Catanzaro (“Timpano 2001” e “Nasca”) il quale, grazie ai contatti diretti con esponenti di spicco dei cartelli colombiani – dei quali godeva ampia fiducia sulla base di consolidati “rapporti di lavoro” – riusciva a porre le basi per l’importazione di grossi quantitativi di droga da destinare, di volta in volta, al mercato italiano ove poteva contare sull’appoggio e sulla fattiva collaborazione di personaggi ritenuti “affiliati” alla cosca Piromalli-Molè”. In particolare, Albanese poteva fare continuo affidamento su sodali pronti a raggiungerlo tanto in Colombia o in Venezuela, quanto in Germania, al fine di dare esecuzione alle direttive ricevute prendendo contatti diretti con i fornitori nonché predisporre basi logistiche sul territorio nazionale pronte ad accogliere l’arrivo di eventuali partite di sostanza stupefacente che venivano importate in Europa ricorrendo ad un sistema di occultamento e trasporto quanto mai ingegnoso che prevedeva l’utilizzo di carichi di copertura costituto da ingenti quantitativi di frutti esotici. A tal proposito, ciò che i finanzieri del Goa sono riusciti a disvelare, non senza difficoltà, fu il sofisticato ed al contempo geniale metodo d’occultamento della cocaina: era ben nascosta, pressata, in delle intercapedini ricavate dal cartone costituente le scatole contenenti le banane necessarie alla dissimulazione del carico illecito. Difatti, solo gli uomini del Goa riuscirono ad accertare il carico di cocaina, sebbene lo stesso container fosse stato segnalato anzitempo e controllato per ben due volte dalle autorità doganali dei paesi in cui era transitato senza giungere ad alcun proficuo risultato. Una volta giunto in Europa, soprattutto presso il porto di Rotterdam, lo stupefacente veniva canalizzato verso la Germania e l’Italia tramite ignari operatori economici olandesi. Nel corso dell’attività investigativa, i militari del Goa riuscirono a colpire l’organizzazione assestando una serie di interventi repressivi che ne minarono dalle fondamenta i principali apparati operativi, finanziari e logistici. In tale contesto, va ricordato in primo luogo proprio la cattura del latitante Michele Ringo Albanese, avvenuta in Germania il 16.10.2006 grazie alla preziosa collaborazione fornita dalla polizia tedesca che si è rivelata decisiva per la localizzazione ed il successivo arresto del narcotrafficante, punto di riferimento dell’organizzazione nella pianificazione e gestione del traffico di droga. Determinante, in tale contesto, è stata la collaborazione giudiziaria internazionale instaurata dalla Dda di Reggio Calabria con la procura di Aschaffenburg che ha portato gli investigatori del Goa di Catanzaro a lavorare fianco a fianco con la polizia tedesca. Nel corso della medesima operazione, infatti, i finanzieri riuscirono ad individuare il bunker utilizzato da Albanese per la sua permanenza in territorio italiano. Per la costruzione abusiva del manufatto, Albanese venne, altresì, denunciato congiuntamente alla moglie alla procura della Repubblica di Palmi. La costruzione consentiva al latitante di sottrarsi ai controlli di routine che le forze dell’ordine operavano all’interno della sua lussuosa villa ubicata a Rosarno. Il bunker, infatti, fu ricavato  all’interno della abitazione principale, e vi si poteva accedere grazie ad una botola ricavata dal pavimento.

Pubblicità
Pubblicità .

Categorie

Social

quicosenza

GRATIS
VISUALIZZA